QUADERNO CINEMA mauridalfilm .it


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Quando un personaggio come Pietro un prof di italiano ,viene prima descritto come un ottimo insegnante che lascia un segno positivo nei suoi allievi, ha una vita semplice, da giovane sensibile alla vita e all'amore in generale, e poi lo troviamo in una doppia esistenza piena di segreti ,con un equilibrio mentale precario, solo perché ha dato confidenza ad una sua allieva che si innamora di lui, allora qualcosa nella storia del film, non quadra. Il regista ha scritto il film con due sceneggiatori di esperienza, Starnone e Piccolo, che hanno collaborato più volte in vari film, forse questa volta ,ciascuno a suo modo, hanno voluto mettere troppa psiche a cuocere, rendendo il racconto involuto e contorto, ripetitivo sui rapporti tra Pietro il protagonista, e le sue varie donne che incontra e con cui ha rapporti difficili. Il racconto si sviluppa lungo l'arco di una vita intera ,Pietro da giovane professore a vecchio squilibrato, il tutto con una ossessiva presenza/assenza di una donna, Teresa, prima giovane allieva e infine matura compagna di Pietro ma che possiede una indicibile confidenza di lui un quasi segreto che poi a tempo debito, lei minaccia di usare contro di lui. Intanto Pietro , dopo una terminata storia d'amore con Teresa, che parte per diventare una scienziata in America, continua a lavorare e incontra altra donna Nadia con cui si sposa . Potrebbe essere la trama di una qualsiasi commediola , invece diventa , una storia a tratti psicologica , a volte un thriller, ancora, poi è una descrizione di personaggi, come Teresa malati di amore ossessivo, oppure Pietro che pur in apparenza seguendo una vita normale con famiglia lavoro e figlia , non si distacca da una sua angoscia interiore che lo porta sempre a l punto di partenza cioè l'amore per Teresa sua giovane e prediletta allieva., di cui non riesce a liberarsi. Dunque un film psyco dramma , dove si sovrappongono vite di personaggi che da esistenze semplici infine si intrecciano in un contesto di vite complicate da personalità psicotche. Un film forse scritto da più mani con intenti diversi, Dove Il protagonista, Pietro , ottimamente interpretato da Elio Germano, ne esce male assieme al personaggio di Teresa, la bravissima Federica Rosellini, l'unico personaggio positivo sembra Nadia L'attrice Vittoria Puccini la moglie di Pietro, banalmente una moglie madre carina e positiva. Viene da chiedersi forse è troppo poco per la complessità dei temi proposti. Una particolare partecipazione da vedere è la sensuale affascinante Isabella Ferrari in un piccolo ruolo , ma ci sta. Dunque un film che conferma la solida collaborazione Lucchetti- Elio Germano, direi meno tranquilla la scrittura Piccolo-Starnone- Lucchetti, dove un film solo non basta ,dunque...un sequel? (mauridal).

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CONFIDENZA un FILM di Daniele LUCCHETTI


UN MONDO A PARTE  un film di Riccardo Milani. 

Un mondo a parte. Un film di Riccardo Milani. Con Antonio Albanese, Virginia Raffaele. Un film dai tratti realistici e fantastici tra favola e realismo narrativo . Una storia con personaggi verosimili come un maestro elementare, una scuola con una vicepreside un sindaco e un carabiniere un parroco , bambini scolari di una classe elementare, con i genitori, tutti coinvolti in una vicenda all’interno di un piccolo paese di montagna in Abruzzo. Quando però il realismo non basta per raccontare una storia , allora si ricorre alla invenzione fantastica, come in questo caso, dove il mondo reale di un paesino detto Rupe come pure esistono in Abruzzo, viene cambiato con una parte di mondo inventato dal regista e dagli autori del film. Le invenzioni sono intanto parecchie, a cominciare dai personaggi protagonisti, il maestro elementare Michele interpretato da un ottimo e appropriato, Antonio Albanese e dalla vicepreside Agnese della piccola scuola interpretata da una inedita Virginia Raffaele. La intera vicenda si basa sulla scelta di un maestro elementare, Michele di lunga carriera che decide di andare via dalla sua scuola di Roma dove ha perso credibilità, e status sociale per il degrado culturale e civile di alunni e genitori. Fin qui è verosimile, e le cronache sono piene di fatti che provano la condizione sociale precaria degli insegnanti di scuola pubblica, Tuttavia la scelta di Michele a farsi trasferire seppure in via provvisoria, in una scuola di un piccolo paese di montagna in Abruzzo, è del tutto inverosimile , soprattutto per la motivazione che nel film viene ripetuta dal protagonista, ovvero il recupero della vita Naturale dell’ambiente pulito , della bellezza della natura e della montagna. Una sorta di manifesto ambientalista, personificato dal maestro Michele che sia per l’aspetto che per i comportamenti non appare per niente un naturista di giovane generazione. Dunque Il racconto si distacca dal mondo reale e si avvia per tutto il film in una narrazione fantasiosa, cosa che rende il film divertente e piacevole da seguire , con vari interventi addirittura comici ,quando seguiamo l’adattamento del cittadino romano Michele alle condizioni di vita della montagna con le sue regole e costrizioni . Anche il rapporto con la vita degli abitanti e il loro dialetto marsicano rende Il maestro Michele un personaggio da commedia dell’arte . Tutto il film poteva mantenersi su questa linea tra la commedia e le maschere dei personaggi, se non fosse intervenuta poi la voglia degli autori e del regista di dare una svolta di contenuti impegnati, come la salvaguardia dei piccoli centri di montagna e di campagna in dismissione per i pochi abitanti per mancanza di giovani, per le poche nascite insomma il tema dello spopolamento di gran parte delle zone interne del meridione italiano . Il tutto attraverso la storia della scuola elementare dove Michele viene dunque trasferito e che si rivela un vero problema. ha una sola classe per i pochi alunni accorpati dalla prima alla quinta e quindi il maestro deve affrontare gli alunni con lezioni diverse quasi singolarmente. Le autorità scolastiche vogliono chiudere la scuola poiché il preside appartiene ad un’altra scuola di un altro paese vicino e non ha interesse ad avere una situazione complessa da gestire : Nel paesello di Rupe. La vicepreside Agnese quindi si trova col nuovo maestro Michele a scongiurare la chiusura della scuola cercando di aumentare il numero di alunni, ad ogni costo. A questo punto, interviene una ulteriore tematica ad arricchire la sceneggiatura, ovvero quando Michele e Agnese d’accordo con tutto il paese compresi parroco, sindaco e comandante dei carabinieri, decidono di prendere e iscrivere i ragazzi e i bambini ucraini sbarcati in Italia con le organizzazioni umanitarie. Dunque, il tema dell’integrazione degli immigrati stranieri nelle comunità italiane. Attraverso questi nuovi ragazzi che arrivano nel paese, si riesce a salvare la scuola e anche tutta la vita dei paesani che li accolgono e viene descritta una fase dell’arrivo di queste persone con i pullman , e il trasferimento in paese la sistemazione delle famiglie nelle case vuote, e infine si realizza la amicizia nella nuova classe tra i bambini ucraini e i ragazzini marsicani che avviene in perfetta armonia. Dunque tante cose importanti per un film che si mantiene con un tono leggero e divertente, anche se nel sottofondo si avverte una certa drammaticità degli eventi. Il racconto è ricco di particolari sui tanti personaggi del film, anche il suicidio dal ponte sul fiume di una giovane non accettata dai paesani e dalla sua famiglia per un amore lesbico con una sua amica, la ragazza verrà poi salvata in extremis proprio da Michele maestro eroe che si tuffa nel fiume e la recupera in una scena piena di suspense , il film procede su toni pacati e a volte stereotipati insistendo sul buonismo del maestro e infine della Agnese che da donna tradita si concede al single Michele con una scena di sesso casto e minimale. Infine, quando Michele verrà richiamato in sede a Roma, scaduto il termine di trasferimento provvisorio, tutto il paese lo saluta con i bambini scolari con commozione e rammarico per la sua partenza da cittadino marsicano, ormai acquisito alla montagna. Poteva finire la storia e il film, ma invece una persistenza buonista degli autori ha prevalso e un gran lieto fine scontato, è stato scelto per la gran massa di spettatori che fanno il successo dei film, di sicuro incasso al botteghino, Dunque in prima fila sulla porta della scuola per riprendere le lezioni, Agnese, i bidelli e tutti quanti vedono all’improvviso spuntare Michele , con il sorriso solito di Albanese che si ripresenta nel paesello questa volta per trascorrere una vita felice e contento con la dolce Agnese , canzone di Ivan Graziani suonata sui sui titoli a chiusura del film. (mauridal)

FOGLIE AL VENTO un film di  Aki Kaurismäki.         



Foglie al vento è una citazione de Les feuilles mortes di Édith Piaf, cantata durante i titoli di coda della pellicola dal  cantante finlandese Olavi Virta (che nel film ci regala anche una sua versione di Mambo Italiano), un brano d'amore dal sapore malinconico, che ci parla di una coppia che si amava, ma che poi la vita ha diviso, e il cui sentimento vive ancora grazie all'evocazione suggerita dalle foglie autunnali che cadono. Quando una citazione è perfetta, si può riproporla sempre e qui  la scrivo per introdurre un film Foglie al vento di un regista finlandese Kaurismaki, noto per essere un autore di cinema di alto livello, per vari motivi, soprattutto per il linguaggio cinema che usa colto e pieno di citazioni del cinema  internazionale d’autore. In questo film il tema è la condizione umana individuale, fatalmente solitudine e mancanza di affetto, unita alla ricerca di un progresso materiale e umano Un tema difficile e attuale specialmente nelle società evolute dei l nord Europa, L’autore racconta  una storia ambientata ad Helsinki con tutte le contraddizioni di una città ricca e i cui abitanti vivono generalmente bene e tuttavia con singole difficoltà nelle generazioni giovani per il lavoro precario e mal retribuito. Kaurismaki si è già occupato di questi temi, ma in questo film è la condizione dei due protagonisti che viene ben descritta dove lei , Ansa,  è una banconista in un supermercato, e lui  ,  Holappa , è operaio meccanico,  entrambi single ma in una condizione precaria socialmente e di solitudine affettiva personale. Questa miscela tra sentimento e precarietà è la cifra che distingue Kaurismaki da altri autori in tutti i film che ha realizzato. In quest’ultimo film  la figura di Holappa è di un uomo che accetta di vivere e di seguire le regole di una società ingiusta  se però gli si consente una ricerca di amore anche oltre le aspettative della donna che incontra per caso e che vorrebbe una relazione convenzionale e stabile. Ma niente si realizza poiché lui , alcolista si ritrova senza lavoro e anche lei si ritrova ingiustamente  precaria ma  con la speranza di essere riamata e ritrovata da lui . In fondo un amore per realizzarsi forse ha bisogno di  una ricerca dell’altro come condizione per vincere solitudine ed emarginazione .La vena cinefila del regista si esplicita con le innumerevoli citazioni di film e registi sullo sfondo della vicenda tra i due protagonisti , ma  soprattutto la scena del cinema Ritz dove i due vedono un film è felicemente  conclusiva dell’ ironia sul ruolo del cinema in una storia d’amore .Bisogna ricordare anche la presenza attraverso una radio vintage, delle notizie di guerra in Ucraina che vengono recepite come una minaccia per la pace di tutti , persone semplici  come Ansa e Holappa , ma per tutti i finlandesi. Nonostante questo scatta a volte   la solidarietà tra le persone , quando L’infermiera regala i vestiti ad Holappa in ospedale per l’incidente sul lavoro oppure quando infine lei lo raggiunge per aiutarlo ad uscire e ri prendere a vivere e lo trova con un cagnolino randagio che ha chiamato Chaplin , che prenderanno con loro in omaggio alla bontà del cinema , come  all augurio per una buona vita.   (Mauridal)

                   PERFECT DAYS un film di Wim Wenders

PERFECT Days un film di Wim Wenders. 

UN film tenero, commovente, dove “adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta,” perché un film di Wenders è da vedere per come è il momento in cui si guarda al cinema, da soli in compagnia , con pensieri o senza , dunque guardato con il piacere del cinema qui ed ora. Tutte le possibili considerazioni , le critiche alle riflessioni necessarie, vengono dopo. Dunque Perfect Day è proprio la musica di Lou Reed sentita e riproposta nella colonna sonora del film, che fa da  protagonista nella visione complessiva, di un film dove il personaggio di Hirayama è un giapponese perfetto, educato, gentile buone maniere, molto misurato nelle parole e nei gesti, vive una vita solitaria e ricca non di oggetti  o soldi ma di beni dell’anima della mente , la questione geniale del film è che il maturo uomo vive di un lavoro tutt’altro che intellettuale: pulisce i gabinetti di un parco pubblico in un moderno quartiere di Tokyo. Intanto Wenders aveva accettato di girare  un documentario su Tokyo moderna e sui nuovi parchi dotati di moderne toilette, poi si convinse del soggetto da inventare con altro sceneggiatore giapponese e dunque realizza il film . Il personaggio di Hirayama , è davvero unico direi discronico , cioè in relazione con una realtà intanto immaginata e  poi vissuta   con tutti i lati positivi e negativi che la realtà offre , ma con un distacco e un filtro intellettuale che lo rende più un filosofo orientale che un lavoratore comune dal mestiere umile. Noi spettatori di questo film  di una società occidentale basata sulla ricchezza il guadagno la competizione, non riusciamo a capire inizialmente come si possa accettare una vita così minimale ma con il procedere della storia conoscendo meglio la vita e le scelte del protagonista , che comunica poco a parole, ma molto con gli sguardi e i silenzi, entriamo nella logica della storia che Wenders ci racconta apprezzando dunque Hirayama  le sue fantasie, i suoi incontri con persone occasionali . Tutto ciò che rende la sua vita una accettazione del presente ma con uno sguardo sognante verso un futuro di cose belle incontri di persone amiche senza particolari legami o vincoli precisi. Questo perché il suo passato non viene ben raccontato ,  tuttavia ad un punto della storia troviamo una ragazza che saluta sulla scala di casa Hirayama chiamandolo zio e poiché è scappata da casa lo ha raggiunto per farsi ospitare. L’uomo inizialmente fa fatica a riconoscere  la ragazza  come sua nipote ,ma alla fine accetta questa presenza che mette in discussione la sua vita da single , metodica ed essenziale , ma lo fa per un sincero e generoso aiuto alla ragazza che gli ricorda da piccola quando lo aveva conosciuto, perdendo i contatti dopo che lui aveva lasciato la famiglia, Ecco la ragione e il motivo delle scelte   dell’uomo che vuole vivere una nuova vita senza un passato, solo un presente abbastanza tranquillo, fatto di un lavoro umile ma con una profondità di animo e  tanti interessi culturali ,la letteratura ,legge molto, la fotografia  scatta molte foto con la macchina a pellicola, e non in ultimo ascolta tantissima musica Rock di autori  e cantanti moderni come Lou Reed Patti Smith, Van Morrison, Nina Simone , Kings , tutta musica ascoltata in macchina con l’audiocassetta quando si sposta il giorno per lavorare. Ma anche noi spettatori di questo unico grande film di Wenders ascoltiamo l’intera  colonna sonora del film godendo e condividendo tutte le musiche che sceglie il protagonista. L’uomo Hirayama , quando la nipote dovrà andarsene poiché ripresa dalla madre  cioè sua sorella,  scopriamo essere  di una famiglia molto ricca che aveva lasciato per un altro modello  di mondo che lui vive con gentilezza d’animo e generosità . Infine quando gioca con le ombre nel finale del film, ricorda molto l’angelo del cielo sopra Berlino altro personaggio Wendersiano tra realtà e fantasia, che tutti ricordiamo ,e  dunque  possiamo senz’altro ammettere di essere usciti migliori dal cinema dopo aver visto il film.  (Mauridal)

 

THE OLD   Oak. di Ken Loach.  


Quando l’impegno civile di un artista come Ken Loach, si traduce in opere di grande spessore culturale, allora, possiamo meglio comprendere ed accettare il suo ultimo film, the old Oak,film che introduce con forza i temi della solidarietà tra le persone, differenti per ceto ,per cultura e qui , anche per etnia differente. La storia è molto semplice, un paese del nord d’Inghilterra molto chiuso, molto introverso per i pochi abitanti ma ben radicati nelle loro abitudini e tradizioni anglosassoni, una in particolare, frequentare, uomini e donne, il Pub del paese,dove si incontrano tutti per bere le famose pinte di birra e altro, ma soprattutto. Per discutere, per parlare e sparlare delle vicende di tutti, siano amici o soltanto i vicini di casa . Questo Pub , appunto l’Old Oak , cosiddetto, viene in particolare descritto e narrato nel film, come il fulcro di questo paesino dove la vita dei vecchi uominiscorre tranquilla , poichégli abitanti sono tutti pensionati ex minatori delle miniere di quella zona. Le donne sono anch’esse tranquille mogli anziane che vivono nelle loro vecchie case, con pochi giovani figli, abitanti del paese. In questo paesino avviene una grossa novità, viene scelto dal governo come residenza per un gruppo di famiglie di rifugiati Siriani, è lì portati dai pullman dei servizi sociali inglesi con accompagnatori e assistenti. Questo fatto rappresenta una svolta nella storia del paesino, che il film racconta bene e che il regista vuole sottolineare, di come una tranquilla comunità si trasforma in un conflitto sociale dove le persone gli abitanti e vecchi residenti non vogliono accettare questi rifugiati ovvero intere famiglie con donne, giovani , e bambini piccoli, scampati alla guerra. Dunque, l’eterno conflitto tra egoismo umano e solidarietà sociale, tra gente con privilegi, anche minimi e persone sfortunate per congiunture di natura politica per guerre e conflitti tra Stati diversi e lontani. Ken Loach è un uomo di 87 anni regista noto per scelte radicali sia in politica che di schieramento sociale, in Inghilterra, a favore dei lavoratori proletari e contro le borghesie ricche e dominanti. Tuttavia il vero motivo del film è una ricerca di umanità, da parte di tutti, sia degli abitanti inglesi, che dei siriani arrivati, entrambi gruppi rispettivamente personificati in due personaggi : TJ Ballantyne , il proprietario del pub e Yara , giovane ragazza siriana scappata dalla guerra con la madre , e con la sua macchina fotografica ,cui deve tutta la sua speranza di ripresa della vita. Un vero snodo del film è quando, a parte tutti i conflitti di accettazione e compresenza tra gli abitanti e rifugiati, la vera umanità solidale scatta tra il vecchio TJ ,e Yara con la sua speranza di fotografare la vita e continuare così con una forma d’arte a documentare e testimoniare le vicende umane. Cose che a sua volta il vecchio Ken Loach con i l suo film dimostra di fare, raccontando la possibilità di convivenza tra popoli e anche religioni diverse, dove nel finale del film riunisce nella cattedrale storica del paese i musulmani siriani e i cattolici inglesi, in un grande coro dedicato alla vecchia quercia simbolo di pace e speranza di umanità. Certo un film idealista e utopico, ma con una verità solida e credibile, le persone e l’umanità non possono soccombere alle guerre e alle decisioni di pochi al potere, come in uno Stato , così in un paesino ,o in una famiglia . (mauridal)

C’E ANCORA DOMANI un film di Paola Cortellesi 2023.

Un film di Paola Cortellesi. Con Paola CortellesiValerio MastandreaRomana Maggiora VerganoEmanuela Fanelli

 

 

Quando in un film troviamo forma e sostanza, ben coniugate insieme, dove per forma abbiamo una pellicola in Bianco e Nero, con un linguaggio del cinema neorealista, con una fotografia accurata e un taglio narrativo, da racconto popolare .  Dunque la sostanza ovvero il contenuto narrato, si intreccia con le immagini dando più forza al racconto e alle storie dei personaggi. Si tratta come è noto dato il grande pubblico e il successo dl film, della storia di una donna Delia, che da moglie di un marito violento e padrone cerca con una sua volontà di sopravvivere alla famiglia che si è ritrovata dopo il matrimonio da ragazza giovane, nel periodo difficile  del dopoguerra in condizioni di indigenza e sacrifici quotidiani. Questa storia è ambientata nella Roma di periferia nel 1946 , quando ancora i soldati americani dopo la liberazione circolavano per le strade, dunque l ‘ambientazione neorealista del cinema italiano  c’è tutta , ed è un pregio notevole e un merito della regista del film aver cercato quell’atmosfera sia nei luoghi , che nei personaggi narrati. Il racconto poi si sviluppa sul tema del maschio violento e padrone del destino di donne che possiede per tutta la vita in quanto mogli o anche figlie o fidanzate. Nel ruolo di questi personaggi i più fedeli sono le figure femminili, Delia , la stessa Cortellesi, protagonista  o l’amica Marisa interpretata da Fanelli, anche la figlia Marcella ,è credibile come fidanzata di un giovane in apparenza buono e bravo, ma che poi si rivela peggio degli altri in quanto maschilista e violento. Meno interessanti sono riusciti i personaggi maschili, il marito Ivano interpretato da un indolente Mastrandea , che molla schiaffi in canottiera alle donne, in una casa da padrone povero e violento per caso. Intanto il tema del film, pur se ambientato nel dopoguerra in una Italia povera e degradata, si è rivelato con questo film, di grande attualità, addirittura, di denuncia per recenti fatti di cronaca riguardo i femminicidi accaduti. Dunque, una coincidenza importante tra il film e la realtà sociale italiana, contemporanea, che la regista Cortellesi, ha saputo cogliere e tradurre in opera culturale, probabilmente utile per la riflessione e un cambiamento culturale dell’intera società italiana . ( mauridal)     

Killers of the flower moon   USA 2023        Regia di Martin Scorsese. Un film  con Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Robert De Niro.

Quando il presidente degli USA Reagan, volle definire l’impero del male , come uno Stato   che vuole dominare sugli altri popoli apportando guerra e morte , miseria e sofferenze , riferendosi all' URSS che ai tempi esisteva , ma in maniera indiretta si riferiva  a tutti quelli che operavano un dominio guerrafondaio, sui popoli pacifici e inermi, allora possiamo comprendere come quella definizione oggi è valida per molti Stati , detti democratici e liberali ma in contrapposizione con altri popoli ,meno potenti e organizzati. L’impero del male è uno stereotipo, che definisce bene il tema del film di Scorsese dove si  racconta negli anni '20 della situazione di un popolo di nativi pellerossa trasferiti in Oklahoma, che subiscono una decimazione, con vari mezzi, dagli omicidi, alle morti improvvise per malattie o incidenti. Questa storia realmente accaduta si riferisce al popolo Osage americani di origine pellerossa, che per occupare un territorio ricco di petrolio , furono presi di mira dai potentati economici, le compagnie petrolifere che decisero di eliminarli con ogni mezzo pur di entrare in possesso dei territori che intanto avevano in concessione legalmente dal governo Usa .Dunque un vero imperialismo , economico, che usa violenza e morte per raggiungere uno scopo. Scorsese ripesca la storia forse per rendere giustizia al popolo Osange con cui oggi ha stretto amicizia e collaborazione per realizzare il film. Molti interpreti infatti sono autentici uomini e donne di origine Osange anche con episodi e scene che riprendono aspetti della loro cultura . Un film dai vari livelli di lettura e dalle storie intrecciate, i protagonisti De Niro e Di Caprio, interpreti di due ambigue figure , Hele e Ernest , dove De Niro interpreta il padrino gangster  il vecchio  Hele,  americano  che a tutti i costi vuole il possesso dei ricchi terreni, e Di Caprio è Ernest  il giovane reduce di guerra, che si trova ad affrontare una storia imposta dallo zio Hele , ovvero sposare una donna nativa  Osange,  per ereditare le sue proprietà che in gergo devono restare in famiglia , ovviamente  tra zio e nipote americani. Una storia che potrebbe sembrare inverosimile per tutti i personaggi coinvolti, e  un intero popolo che viene colpito poco per volta , ma   intanto una storia vera, e nonostante i tempi e gli scopi differenti anche oggi nella civiltà contemporanea degli stati liberi e democratici si attuano delitti e prevaricazioni contro popoli inermi, con la sola colpa di stanziare in territori non di loro proprietà. Il film evidentemente si riferisce a quel periodo e quella storia precisa, ma il tema di fondo è che un certo imperialismo del male è sempre esistito. I due  personaggi interpretati da De Niro e Di Caprio sono al meglio della resa cinematografica, ai fini della storia narrata , tuttavia una svolta importante è il personaggio di Molly la sposa voluta inizialmente per interesse da Ernest,  ma poi amata in contraddizione con il suo animo incerto e debole , Molly interpretata dalla ottima attrice Lily Gladstone, offre l’unico spunto di vera umanità e dolcezza  di una donna che pur appartenendo ad altra cultura , concede il proprio amore all’uomo che pure la ama con mille contraddizioni, e infine la sacrifica agli ordini dello zio despota e autoritario. La donna si salva , ma la coppia finisce di esistere in nome di una realtà malefica e nemica. Infine tra tutti i personaggi Di Caprio rende bene con una insolita faccia monotono,  un personaggio incredulo e irrisolto, De Niro, conferma la sua capacità di imporre la sua presenza di attore in ogni scena, e dunque la regia magistrale  di Scorsese , che con i suoi attori di sempre , e un linguaggio di cinema a lui consono di un realismo ben articolato, riesce a realizzare un film  epico e che sicuramente entra nella storia del cinema internazionale. ( Mauridal)

THE PALACE.

Un film di Roman Polanski. Con Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Joaquim de Almeida. Luca Barbareschi.

Quando un maestro del cinema come Polanski decide di realizzare un film e scrive la sceneggiatura insieme al suo amico e sodale, Jerzy Skolimowski, allora il film ha già ottime possibilità di essere un’opera con dei contenuti e una qualità straordinari. In effetti questo The Palace è un film che ha diversi livelli di punti di vista. Lo sguardo di uno spettatore comune più superficiale può vedere un film commedia leggera, con personaggi grotteschi e la storia semplice di una festa di Capodanno in un Hotel di un gruppo di persone. Ad una visione più critica e attenta ai contenuti, notiamo che la storia racconta di un particolare gruppo composto da persone di varia nazionalità, uomini e donne ma con un tratto in comune, la ricchezza ostentata o un evidente volgarità di comportamento mascherato dal potere dei soldi usati. Si presentano dunque dei personaggi che riuniti nell’Hotel Palace di Gstaad, in Svizzera vogliono festeggiare il Capodanno 2000, come una occasione di ultima possibilità di essere ricchi e felici, prima di un cambiamento epocale distruttivo e per loro negativo. Una Metafora di un mondo in decadenza, di una intera società basata sul potere del denaro e sul potere della ricchezza di pochi che hanno il comando sul resto della maggioranza di persone. I personaggi del film sono rappresentazioni estreme e simboliche, il vecchio miliardario americano, ii medico famoso, la nobildonna viziosa con cagnolino l’attore porno divo in decadenza e altri, ricchi e famosi che vogliono a tutti i costi festeggiare una fine millennio dai cattivi auspici per il futuro. Tutto l’Hotel è occupato da questi personaggi che si moltiplicano con altri arrivi come un gruppo di russi faccendieri con valige piene di soldi pronti a comprare i governi e politici di paesi europei. Dunque un film tutt’altro che commedia, nulla da spartire con le parodie comiche del cinema italiano, , qui si tratta di una critica feroce alla crisi dei valori di una civiltà destinata per tanti aspetti all’auto distruzione. IL regista ha voluto rimarcare una precisa visione della attuale società civile internazionale, un gruppo di ricchi e potenti, al potere e al comando della maggioranza di una umanità di poveri e sottoposti. La narrazione prosegue con i vari personaggi che agiscono e si mostrano in tutti i loro aspetti anche con scene comiche e divertenti, sempre al limite del grottesco e della maschera tragica. In fine i festeggiamenti del Capodanno sono pronti , tutti gli ospiti sono in attesa del brindisi e sono infine pronti alla conclusione dell’anno e del millennio, ma per il vecchio miliardario americano l’ultimo atto sessuale con la giovane moglie, è fatale , muore in hotel, e la giovane moglie molto in carne, rimane pure incastrata col morto, Il colpo di scena finale , è stravagante, ma in linea con il significato ultimo del film , una fine di millennio degna del comportamento degli uomini che l ' hanno vissuto. Tutti gli attori protagonisti hanno contribuito alla riuscita del film, tra cui Fanny Ardant, Oliver Masucci e Luca Barbareschi che inoltre è anche produttore del film. (Mauridal)

IO CAPITANO   Regia di Matteo Garrone. Un film  con Seydou Sarr, Moustapha Fall

Quando un film pur narrando una storia reale , fatti tratti da una realtà storica o addirittura di cronaca contemporanea, ma al contempo si distacca dalla semplice documentazione per immagini , per entrare in un racconto con un punto di vista preciso , allora il film Io Capitano di Matteo Garrone,  ha sicuramente aderito ai canoni di un linguaggio verista per raccontare la storia dei due ragazzi , Seydou e Moussa, nati in Senegal a Dakar, che  con la gioventù dei sedici anni  possono  immaginare e fantasticare di essere famosi nella musica , su you tube o TIK TOK ,  non lì , dove vivono , in  famiglia , ma in Europa , Francia Italia,  che conoscono attraverso i social, e la TV. Dunque con la stessa leggerezza e ingenua fantasia, pensano di partire , in un viaggio verso una meta solo fantasticata l’Europa . Cosa c’è di vero in questo. C’è tutto il dramma della fuga , dell’emigrazione, di intere giovani generazioni dai luoghi di nascita, come l’Africa,  ma anche da luoghi come l’Asia o la stessa Europa verso l’America, un fatto che coinvolge i giovani per la voglia di cambiamento, ma che coinvolge anche  intere popolazioni di vari paesi per la povertà, la fame e le guerre in atto . Una migrazione che è in corso da decenni nel mondo, e gli Stati europei, africani , americani come gli asiatici, non riescono a risolvere per gli enormi conflitti economici, per uno sviluppo troppo dispari tra poveri e ricchi , per una politica inefficiente . Tutto questo il film non lo affronta , perché il regista sceglie un punto d vista , dicevo, ovvero quello dei due giovani , ragazzi cugini , che pur avendo a Dakar il minimo per vivere con le famiglie hanno un sogno da realizzare il successo in Europa. Una scelta , questa del film di Garrone che condivido, perché non  è un film documentario sulle politiche migratorie che noi pubblico ogni giorno seguiamo con le tragedie degli sbarchi , con le immagini della TV dei barconi e delle barche piene di migranti tutti provenienti dall’Africa verso le coste italiane , le prime dell’Europa . Questo film cambia prospettiva , ci rende con le  immagini di un bel racconto , una storia vera, il viaggio dei due ragazzi verso la speranza di un felice cambiamento. Tuttavia la realtà è di una durezza spietata , la vera realtà dei viaggi di tutti i migranti è terribile, fatta di fatiche e violenze fisiche, di stenti , e come nel film  viene narrato di un ferocia di altri uomini   che sfruttano e approfittano della gente che parte , anche se tutti africani come loro, ma solo con un potere della forza  in più , le armi , gli apparati dello stato che li appoggia , spesso feroci dittature. I due ragazzi, Seydou , specialmente,  viene scoraggiato dal partire dalla madre e da chi conosce i pericoli ma loro due di nascosto partono per raggiungere ad ogni costo L’Europa.    Dunque il film  sviluppa tutte le terribili vicende che il viaggio riserva loro. Garrone non risparmia lo spettatore sulla terribilità del verismo rappresentato,  scene che pesano sulla coscienza di tutti , e che tutti gli spettatori del film, avranno modo di ricordare. Ciò nonostante il regista riesce a tradurre tutto anche in un linguaggio dell’ immaginario, le visioni e i sogni dei due ragazzi a confronto con le morti nel deserto o nei trasferimenti a piedi o nei furgoni tra Senegal Algeria e Libia i paesi interessati , al passaggio fino agli imbarchi sul mare.  La Storia qui si concentra sul personaggio di Seydou, che da ragazzo ingenuo e incredulo, viene scelto dai trafficanti e dagli scafisti che organizzano i viaggi, come colui che dovrà guidare il barcone pieno di uomini e donne fino alle coste italiane . Seydou è costretto ad accettare , pur di partire ma al cospetto di quella gente che dovrà portare verso la salvezza, diventa un giovane forte e responsabile, Le immagini del viaggio in mare pur essendo crude e drammatiche, cambiano senso , non rappresentano la ferocia o la brutale violenza umana, ma un  viaggio in un mare che contrariamene alle tempeste e ai naufragi, della cronaca, consente  alla barca di navigare fino alle coste della Sicilia    grazie anche alla tenacia e alla convinzione del giovane ormai maturo ,Seydou che ha portato in salvo tutto il carico umano che aveva con sé. Un film con due giovani interpreti, non attori veri ma personaggi realistici, che iI regista ha saputo guidare per tutto il film  e che , insieme alla fotografia regia e montaggio,  e alle scene dalle più fantastiche alle più feroci, fanno di questo film un esempio di cinema di autore di grande qualità e spessore da annoverare nel grande cinema italiano. (Mauridal)

 COUP DE CHANCE. 



   Un film di Woody Allen, con Sara Martins, Lou de Laâge, Melvil Poupaude Valérie Lemercier.

Quando un Woody, nostro regista amico, viene osteggiato e criticato per la sua vita privata, di coppia, di sesso, di matrimonio, impedendo al suo genio di lavorare, di fare film, allora ben venga un Woody europeo, che gira film a Parigi con la sua arte di scrivere storie umane e farne film di leggerezza e profondità insieme, come questo che parla di un colpo di fortuna: Coup de chance. La fortuna, il caso, la coincidenza sono alla base del successo e della realizzazione dei sogni o delle speranze che abbiamo, e spesso contano più del merito, bravura o intelletto. Questo asserisce Woody in questo buon film. Il colpo di fortuna o del caso può cambiare le sorti della vita di un uomo, donna, ragazzo o giovanissime vite in cerca di realizzazioni. Tutto ciò viene realizzato in un bel film di un grande regista ottantenne, sì, ma veramente ancora un ragazzino geniale, dai tratti estrosi e dalle fantasie bizzarre e narratore di una storia che piace per tanti motivi. E’ una storia di una umanità profonda: uomini e donne si fronteggiano, si amano e si respingono, vogliono esserci e predominare. Forse Woody cerca di capire anche se stesso, mentre lascia a noi spettatori e amici dei suoi film le immagini delle scene girate a Parigi con attori francesi, che parlano in lingua francese e dialogano con la città, bellissima, fotografata da Storaro. Woody ci mette il suo quando fa crollare il matrimonio di Jean e la giovane moglie Fanny. Jean è un uomo spietato, la cui vita ruota attorno al denaro e al potere, ottenuti con loschi affari. Fanny, invece, relegata al ruolo di moglie di facciata, si ricoprirà ancora disponibile all’amore. Woody odia il potere nel rapporto di coppia. Questo per sua esperienza, ma lo dichiara in tutti i film. Qui è Jean che prevale con il suo potere e indole criminale sulla bella e affascinante Fanny. La svolta avviene quando Fanny, destinata all’oblio come donna, incontra e si innamora del suo ex compagno di scuola, Alain, amore da sempre incompiuto. Ecco che la narrazione si intreccia, ingarbugliando le vite dei protagonisti. Fanny e Alain si incontrano e danno vita all’amore, mentre Jean, marito e uomo di potere, rivela la sua vera natura. Così come fece assassinare un suo socio in affari, poi scomodo, Jean organizza una trama per far uccidere Alain, dopo la certezza del tradimento. Dunque, forse un Woody che torna al tema thriller e del noir eccentrico. Il film con poca ironia segue le vicende dei protagonisti, narra di tanti inciampi e colpi di scena, come l’ingresso della brava Valèrie Lemarcier nei panni di Aline la madre di Fanny. Tuttavia, lei, mente razionale e consapevole, intuisce la vera natura di Jean e avvenuto l’omicidio di Alain, ne ricostruisce la responsabilità. Valèrie interpreta un personaggio molto vicino a Woody, in quanto ironica e distaccata, ma pronta a valutare e giudicare con lucidità persone e fatti.

Il film, nelle conclusioni, prende il ritmo serrato di un thriller, ma piacevolmente accompagnato dalle immagini di una Parigi in autunno che fa da sfondo incantevole. Ciò che rende questo film un altro piccolo grande film di Woody è la trovata di un semplice colpo di fortuna che, nel finale, vuole il colpo di fucile che avrebbe ammazzata Aline che aveva scoperto troppo, uccidere per caso proprio il mandante Jean, mettendo fine ad una esistenza da impero del male. Lo spettatore, infine, si convince del pensiero di Woody e cioè che non ci può essere dominio né del bene né del male in assoluto, perché la vita di ognuno è in balia del caso. Anche chi sembra più tenace nel costruire il proprio destino, chi accumula potere programmando tutto nel dettaglio e facendo di tutto per non farsi cogliere impreparato può rimanere vittima di un colpo di (s)fortuna. Si tratta di sfortuna o fortuna a seconda della prospettiva che si assume, incarnata rispettivamente dai personaggi di Jean e Aline. Dunque, esiste il caso e un po’ di fortuna per i troppo buoni, almeno si spera. (Mauridal)

OPPENHEIMER. di Christopher Nolan.



un film complesso e e dalla visione difficile , per uno spettatore che considerava un tema semplice, ovvero la vita e le opere di uno scienziato entrato nella storia come il principale responsabile della invenzione e realizzazione della bomba atomica. Dunque un argomento che poteva quasi svolgersi come una biografia narrata con particolari storici e personali da divulgare agli spettatori con immagini spettacolari e non, per trattare un argomento drammatico come la guerra, e l’uso delle armi nucleari distruttive per il mondo intero e non solo per le parti in guerra ovvero le potenze militari nemiche. Intanto il personaggio principale, protagonista. lo scienziato Oppenheimer, viene trattato dal regista Nolan, come un una persona del tutto avulsa dalla realtà storica del suo tempo, tanto era immerso nei suoi studi e i suoi calcoli sulla fisica , e sulla fissione nucleare, dunque ne esce spesso con una posizione “neutrale “rispetto all’ uso della bomba da parte americana. Che i fatti storici siano stati complessi è innegabile ma che uno scienziato non sappia districarsi nelle reti della politica e della società che lo vorrebbe al servizio del potere militare dello stato in cui vive e lavora, mi sembra una tesi di fondo poco accettabile ma che il film vuole narrare, con tutti i particolari e le insopportabili discussioni con politici, statisti e personaggi dell’epoca implicati nella vicenda. Ciò nonostante il personaggio Oppenheimer ne esce, a tratti confuso e in altri eroico per essere accusato poi di essere un anti americano comunista, dall’apparato politico militare americano, che vuole giustificare l’uso della bomba atomica sul Giappone , alla fine della seconda guerra. Dunque temi che nel film si sovrappongono a strati, sia temporali che nell’intreccio dei tanti personaggi che hanno avuto contatti con lo scienziato. Il linguaggio narrativo è realistico, soprattutto nelle vicende personali e nei dibattiti interminabili dei politici e delle commissioni d’inchiesta, accusatori dello scienziato. Il tratto spettacolare del film è dove, con tecniche analogiche e girato in pellicola vi sono le scene dell’esperimento dell’uso della bomba ovvero l’esplosione dimostrativa di un ordigno di prova , per dimostrare la bontà degli studi e la riuscita della invenzione di Oppenheimer, che addirittura gioisce e viene festeggiato da tutti. Credo che questo film abbia una motivazione ambigua verso molti temi affrontati, la guerra, lo Stato come potenza militare, gli armamenti atomici, il loro uso o la minaccia nucleare. Ovviamente temi che sebbene nel film siano narrati storicamente, con personaggi trapassati , Einstein Truman, Oppenheimer, oppure con la retorica dell’America democratica , contro la Germania e il Giappone nazisti, tuttavia ogginella attuale realtà etica hanno un ritorno di interesse , le domande: che ruolo ha la scienza che ruolo hanno le potenze atomiche nell’equilibrio mondiale. Forse l’interesse suscitato dal film, in una grande massa di pubblico, potrà essere proprio nei temi proposti ,oltre la partecipazione delle grandi star holliwoodiane attori sicuri, Cillian Murphy protagonista riuscito, e tutti gli altri, almeno ci auguriamo , come pubblico critico, questo impegno. (Mauridal).

         I PEGGIORI GIORNI  


Un film di Massimiliano Bruno, Edoardo Leo. It 2023


Tutt’altro che commedia, il film, presenta inizialmente una sequenza di argomenti leggeri, legati da un filo comune ovvero le feste comandate o da calendario, come occasioni di incontro tra familiari, e tra amici in casa o in vacanza. Affronta invece temi profondi tra il dramma intimo e la valenza sociale laddove alcuni temi diventano una riflessione oltre l’intimità familiare o dramma individuale per proporsi come una crisi dei valori morali della attuale società. Noi in quanto spettatori del film, siamo anche coinvolti o addirittura partecipi alle vicende dei personaggi del film. Gli episodi più coinvolgenti riguardano i rapporti tra genitori e figli, tra anziani e giovani, o personaggi che pur avendo un ruolo sociale sono assaliti da angosce di solitudine e individualismo tale da mettere in discussione radicalmente la propria vita. Dunque, un film che dall’apparente facile commedia, ci invita ad una più intensa e riflessiva analisi dei nostri rapporti umani, e poiché attraversa più generazioni, anche la fascia giovanile è coinvolta in questo discorso. Nel merito potrei dire che i quattro episodi si distinguono per una netta divisione generazionale, dove si narra di vecchi genitori che prossimi alla morte lasciano una incertezza interrogativa ai figli, ormai adulti che seppure irrisolti, continuano la vita con altri figli o altre speranze. Nel mentre gli altri episodi trattano di fragili esistenze sia giovanili, che di persone mature e arrivate nel lavoro, che fanno conti con sé stessi. Vale la pena sottolineare l’episodio dei giovani figli di una coppia, bene, ragazzi che agiscono in episodi di violenza nei confronti di una ragazza coetanea, operando anche sui social, una sorta di cyber bullismo. Questo fenomeno è presente diffusamente nella nostra società, diventando per alcuni reali fatti accaduti, un dramma per le ragazze e i ragazzi coinvolti. Il merito di questo film è, ad opera dei due autori e sceneggiatori, di aver compreso e narrato realisticamente a cinema, in un linguaggio semplice e diretto, alcuni argomenti che la grande massa di persone giovani e anziani, sfiorano solo attraversi i grandi media, TV e giornali, ma che alla fine non portano ad alcuna riflessione autocritica, nulla che possa modificare i comportamenti. Da segnalare inoltre le ottime interpretazioni dei personaggi, ad opera di un cast di attori noti e professionali, tra tutti il vecchio genitore di Renato Carpentieri, anche Bentivoglio e Battiston, i un serrato confronto di bravura e infine Rocco Papaleo in un episodio di intensa espressività attoriale, bravi tutti, in una rara intesa tra regia e interpretazione che coinvolge gli stessi autori. (Mauridal)





CATTIVA COSCIENZA. un film di David Minnella . IT. 2023


in questa fine stagione luglio 2023 dove le sale chiudono e le barbie spopolano, il produttore Lucisano ha avuto la genialità di affidare a Minnella ,regista giovane ma ben piazzato nella fiction cine televisiva, un film commedia ma erede della amara risata della commedia italiana dei grandi registi e attori italiani. Pure Minnella sembra ricalcare i Risi , Comencini ,ma forse è ancora più blasfemo rintracciare nei personaggi del film, maschi e femmine , tipi come charlot, mary poppins, o ancora De Sica in Mariù ne “gli uomini che mascalzoni. “ In effetti. queste cattive coscienze sono sempre le stesse, uomini che conquistano o lasciano fidanzate o promesse spose ingannando loro e sè stessi. Dunque, il cinema non cambia negli anni ma è differente nel come riesce a trattare questi temi negli anni contemporanei. Il cinema di Minnella aggiunge un pizzico di boomers, una spolverata di giovanilismo insostenibile e post ecologico, il tutto condito da una coscienza del sè e da una inconsapevole sconfitta del sentimento. In ogni caso la narrazione è scorrevole e ben sceneggiata con i consueti approcci sensuali poco convinti nei coiti interrotti da varie ed eventuali. Il vecchio angelo custode qui si fa coscienza aliena con monitor e cuffie per intervenire nella vita umana, e come non ricordare gli angeli di Wenders sopra Berlino e Peter Falk che scende sulla terra e beve il caffè con il suo amico umano. Nonostante ciò il film è un pezzo di insolita fantasia allegra e bizzarra in un panorama di cinema internazionale deprimente. Con questo dunque tuttavia non raggiunge alte vette di impegno narrativo nè di contenuti ma la bravura del cast tutto, da Scianna che si prodiga, al misurato Scicchitano alle bravissime Gioli e Grannò insieme ai camei di Gallo ed Esposito con Guzzanti e Benvenuti, tutti salvano la godibilità del film, compresa la morale di Drusilla, e dunque il film risulta al pubblico in sala più che soddisfacente ,in queste calde serate estive di questo anno rovente.(mauridal)

       RAPITO

un film di Marco Bellocchio IT 2023

Quando talvolta il male, è necessario per ottenere un supremo bene.  Quando un qualsiasi potere, politico, militare , religioso, un potere reale, che determina scelte e condizioni di vita delle persone che vivono in situazioni subalterne , opera e agisce con il terrore e la violenza procurando dolore e morte, allora il male è una categoria del potere . Il male inteso come valore opposto al bene che in genere è un valore che dovrebbe prevalere nell’esercizio di un potere dedito al governo di una piccola o grande comunità . Di solito consideriamo come poteri forti , quelli militari , i regimi politici che controllano il popolo con le armi , dove un dittatore o capo supremo spesso arriva alle guerre per consolidare il proprio potere. Tutta questa premessa per chiedersi il vero significato della storia raccontata da Marco Bellocchio nel film Rapito, dove a mio parere si tratta proprio della storia di un potere, in questo caso religioso, proprio quello del Papa di Roma, cattolico cristiano con milioni di fedeli credenti. In realtà il popolo dei fedeli credenti in un Dio ultraterreno, capace del Bene massimo per tutta l’umanità, poi , viene a seguire sulla terra, gli insegnamenti dei ministri e del Capo della chiesa cattolica , il Papa, che ne è il rappresentante . La storia del film narra appunto ,che tutta la vicenda del bambino ebreo Edgardo ma battezzato cristiano , a Roma nel 1850 è derivata dalle decisioni di un singolo uomo e dei suoi ministri che esercitano un proprio potere quale potere decisionale assoluto e incontestabile, il potere di un capo riconosciuto e venerato dai fedeli credenti, ma osservato e spesso inquadrato da tutto un altro mondo che non ottempera alla sua linea di pensiero e di condotta.Il rapimento del piccolo Edgardo è una azione di forza dei gendarmi pontifici contro la sua famiglia che, ebrea, non poteva dargli una educazione cattolica come tutti i cattolici devono avere secondo i precetti della fede. L’ordine di prelevare e riportare il bambino a Roma in un collegio dello stato pontificio viene dapprima da un frate della Santa Inquisizione, ma poi dopo un generale sollevamento pubblico del caso ,anche in ambito internazionale, dovuto all’interessamento delle varie comunità ebraiche, la decisione di. trattenere il ragazzo viene direttamente da Pio IX con l’avallo di tutta la Chiesa cattolica. A questo punto la narrazione si complica poiché il potere del Papa è inoppugnabile, neanche la famiglia nonostante vari ricorsi legali, riesce ad opporsi, mentre il bambino cresce senza i genitori, viene formato, educato secondo i modelli religiosi della Chiesa. Il Ragazzo diventa un perfetto cattolico, inquadrato nella realtà pontificia. Tutto questo avviene a ridosso dell’Unità d’Italia e quando nel 1870 lo stato pontificio viene annesso al Regno d’Italia, e Pio. IX muore, il giovane Edgardo invece di andare via e riunirsi ai fratelli e alla madre, diventa prete, definitivamente assoggettato al potere della Chiesa. Questa storia raccontata perfettamente nel film vuole indicare come l’operato del Papa svolto a salvaguardare l’integrità della Chiesa, il suo potere, e il supremo compito di salvare il bene degli ignari fedeli, si trova ad operare un male necessario, ai danni di un singolo bambino inizialmente togliendolo con la forza ai genitori ma successivamente conquistandolo alla Chiesa. Possiamo noi spettatori dal libero pensiero, anche giudicare il passato storico del Papa e quindi fare un confronto con la storia presente. Il merito di Marco Bellocchio e dei suoi film è di far riflettere e pensare sui fatti e sugli uomini che agiscono, e questo film in particolare è tra i migliori, anche della ultima cinematografia italiana.Proprio mentre si scrive e si discute del film, cade l’anniversario odierno dell’altro fatto rubricato come il caso Emanuela Orlandi, accaduto in tempi attuali all’interno della Stato Vaticano, con altro Papa e altri personaggi, forse il male colpisce ancora .(Mauridal)

LA COSPIRAZIONE DEL CAIRO

Un film di Tarik Saleh. 2022.

Quando la realtà supera la fantasia.

Quando la storia è raccontata da un regista, impegnato nel cambiamento culturale e civile del suo paese di origine, l Egitto con gli strumenti del cinema, ovvero le immagini, i suoni e le parole e i dialoghi, allora dobbiamo riconoscere che il regista Saleh , ha compiuto un opera di cinema che va oltre la immaginazione e la invenzione dei fatti che racconta. Oltre la cronaca, la politica, la informazione e qui , oltre la fede religiosa di un popolo. I popoli medio orientali, egiziani, siriani iraniani afgani ecc, sono di fede islamica, e la storia inizia e prosegue immergendosi appieno nel mondo islamico con tutti i personaggi primari e secondari che ne fanno parte. Il giovane protagonista, un ragazzo, Adam, figlio di un pescatore di un villaggio sul mare in Egitto, vince una borsa di studio per la più importante università del Cairo, Al Azhar. Il ragazzo in effetti è una intelligenza naturale, studioso e lettore di libri vari di suo, con una istruzione e una formazione sia pubblica che famigliare il vecchio padre pescatore, a lui affezionato, lo vede partire a malincuore per il Cairo, sperando di ritrovarlo al più presto per lavorare insieme. Un ruolo assegnato al giovane protagonista in parte autobiografico del regista, anche Saleh figlio di pescatori, parte ma si allontana definitivamente dall’Egitto, per raggiungere la Svezia dove è cittadino e lavora. La storia di Adam invece , dall’ingresso nell’università del Cairo fino alla fine è una storia difficile ,intrisa di correlazioni con il contesto islamico , sia per il contenuto degli studi ovviamente la religione e la fede, ma soprattutto per il suo coinvolgimento con tanti personaggi , studenti e non,in vicende poco chiare che hanno a che fare con il potere politico e di stato .Intanto la morte dell Imam che dirige l’università , mette in moto una guerra di successione che oltre i capi religiosi interessa e fa agire il potere politico, sin dal capo di stato, il presidente , mai nominato , ma intravisto in grandi ritratti . Qui il film prende la via del thriller e del genere complotto. Dunque, su questa linea avvengono fatti e compaiono personaggi che seppure inventati, sono alla prova della realtà realmente accaduta in Egitto, fatti realistici, il coinvolgimento dello studente Adam, la scomparsa e l’omicidio di un suo amico straniero, il trattamento e i metodi dei servizi di polizia segreta e interna, da torturatori e assassini. Il tutto perché il ragazzo Adam, e un suo amico avrebbero saputo in segreto del rapporto stretto con forti ingerenze tra stato e Islam ovvero tra potere politico e religioso. Il film anticipa con grande realismo tutti i fatti accaduti sull’affare Giulio Regeni che a tutt’oggi rimane un affare di Stato egiziano, irrisolto e come infine risulta dalla storia di questo terribile ma importante film, irrisolvibile. Il finale del film, il regista lo riserva al giovane Adam, che pur di salvare la pelle, è costretto dalle autorità di polizia e religiose a lasciare la sua desiderata università e far ritorno al suo villaggio. Forse il regista ha voluto dedicare una briciola di speranza per i tanti giovani egiziani che come lui e il suo personaggio Adam, devono distaccarsi in qualche modo dai poteri reali dello stato islamico e andare via alla ricerca di una propria dimensione oltre l’orizzonte. (Mauridal)


IL SOL DELL’AVVENIRE  

Un film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova.                     

Nanni Moretti è stato   uno dei pochi registi italianiche ha fatto dei film dove la vita privata, le storie personali intime si sono intrecciate con quelle pubbliche, con le vicende sociali e anche politiche in senso lato. In seguito, la maturità e ora la vecchiaia hanno un poco allontanato i due aspetti, e il regista Nanni ha raccontato più storie personali che altro. Nel film Il sol dell’avvenire subentra il tema essenziale del bilancio di una vita dedicata alla politica o all’arte.I due personaggi, Ennio un segretario della sezione comunista del Quarticciolo, interpretato da Silvio Orlando e Giovanni,regista di film impegnati, interpretato da Nanni Moretti, si fronteggiano quando Giovanni, deve girare un film sulla sinistra italiana durante l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956. Questo film è politico, poiché coinvolge Giovanni come regista nel dirigere Ennio e la storia del PCI di quegli anni, dando giudizi negativi su tutto l’accaduto. Ma Giovanni-alias Nanni - ha anche una storia personale che è costretto a fronteggiare:una moglie, Paola produttrice di film, una figlia giovane fidanzata con un vecchio. Una storia familiare che si sta per sfasciare,poiché Paola è sul punto di lasciare Giovanni mentre per la prima volta sta producendo un film per un altro regista che non sia Giovanni. Dunque, il film di Nanni è un film che racconta i fatti personali dei personaggi, pure se il film girato da Giovanni è politico. Quanti film, in un unico formato cinema! II Moretti regista, che il pubblico conosce, qui si è prodigato, ha cercato di raccontare le due storie in un film, nel film, che gli ha anche permesso di essere sempre presente con la sua figura e faccia, come attore, nel film esistenziale di Nanni e come regista nel film politico di Giovanni. Un trionfo della “gigioneria narcisistica morettianache,qui,però,funziona. Dunque,film nel film,la trama si incrocia tra le due narrazioni personale e politicae,addirittura, ne subentra un terzo, quando si accenna al film opera prima prodotto dalla moglie Paola, diretto da un giovane regista inadeguato al compito.Il vecchio Giovanni si trova sul set di una ultima scena del film e interrompe tutto, poiché nel cinema non deve esistere lo sguardo della violenza. Qui interviene di forzaNanni, inserendo interviste a personaggi amici sul tema della violenza nell’arte e soprattuto nel cinema, amici che realmente esprimono la propria opinione,come Renzo Piano, Augias, e altri. Dunque,non un film facile da spiegare anche se il finale di 8 e 1/2 , il corteo degli attori tutti con bandiere rosse e canti e balli sui Fori imperiali a Roma, con tutte le musiche dei cantautori italiani, Battiato e altri nella colonna sonora, ci danno una risposta, che lo stesso Nanni Moretti non sente di dare, ovvero un eccentrico omaggio al cinema e il finale in sala cinema dei due ragazzi che si baciano, lo dimostra ancora più chiaramente che le condanne alle piattaforme, alla TV ecc. ( Mauridal)

 

              IN VIAGGIO     un film di Gianfranco Rosi IT 2022


Gianfranco Rosi , regista di film come Sacro GRA , FUOCOAMMARE, dove il documentario diventa una narrazione dei fatti così come accadono ,ma anche un punto di vista preciso che il regista vuole dare a tutti quei fatti scelti ,per raccontare in immagini un mondo che altrimenti rimarrebbe nascosto o male raccontato senza una interpretazione.  Ecco il segreto del regista Rosi e dei suoi film , sta proprio nella visione personale e nella interpretazione dei fatti e dei documenti narrati. I film di Rosi dunque si rivolgono a tutti coloro che vogliono proprio andare oltre il documentario, che pure i temi e gli argomenti trattano. La scelta dunque del regista è narrativa , raccontare sì ma con i fatti della realtà, e questo comporta una scelta personale di cosa e come raccontare gli avvenimenti,  in Fuocoammare è chiaro ed evidente il suo punto di vista ,dalla parte dei migranti sui barconi  che sbarcano o affogano  a Lampedusa , anche negli altri film possiamo cogliere una scelta di umanità nel raccontare le vite di persone in qualche modo emarginate o in difficoltà col proprio mondo. In questo ultimo film IN VIAGGIO si racconta attraverso la figura di Papa Francesco e dei suoi viaggi, il mondo e l’umanità  , quella  parte almeno  che  sicuramente non gode di privilegi e di benessere. Papa Francesco è anche l’uomo Papa Bergoglio che si rivolge in spagnolo e in argentino ala sua gente, parla la loro lingua nei posti dove specie in America Latina deve rivolgersi alla povera gente umile che cerca nel Papa un conforto o una speranza di vita. Gianfranco Rosi ammette che da non credente,  da laico,  ha cercato di restituire una immagine di Papa Francesco come effettivamente lo vedono i cattolici , una guida e una speranza di fede , che parla a tutti e predica per una vita senza miserie senza guerre e in alcuni passaggi dei discorsi per la dignità della vita umana. Dunque il regista si arrende all’evidenza , ha filmato di persona il viaggio ultimo, ma ha trovato e rimesso insieme le  immagini girate dai cinegiornali dai giornalisti nei documentari  nelle televisioni che hanno seguito il Papa nei  viaggi  ufficiali, cercando sempre di evidenziare l’aspetto anche inedito della sua umanità nel rapporto con la gente, e qui il regista ha saputo scegliere mostrando nel film , anche spezzoni di riprese che i media e lo stesso Vaticano hanno tagliato nella informazione ufficiale . Dunque anche un valore documentario, ma sicuramente Rosi ha intravisto una figura di Papa che andava raccontato  in un film anche per ciò che rappresenta, oltre la fede dei credenti, e forse cercando di contribuire con la sua opera di cinema al valore ecumenico e universale del messaggio  di pace del Papa Francesco. Dunque un film non convenzionale , ma il regista ha realizzato un suo film , liberamente e gli spettatori infine hanno compreso e condiviso il senso ultimo del film.(mauridal)     

SCORDATO

Un film di Rocco Papaleo. Con Rocco Papaleo, Giorgia, Simone Corbisiero, Angela Curri.

Quando un legame con la propria origine diventa un cordone che allaccia per tutta l’esistenza fino a condizionarla, allora un personaggio come Orlando, che Rocco Papaleo interpreta, è il giusto esempio di una storia che nel film Scordato, racconta di un ormai sessantenne, uomo di vita vissuta, che si accorge di essere non in sintonia con il proprio tempo, non più in accordo con la vita. Paradossalmente proprio lui, che di mestiere accorda i pianoforti, per renderli perfettamente accordati, per la musica e per i pianisti che suonano nei concerti. Un paradosso che vorrebbe essere ironico, ma che nel corso del film rivela tutta la malinconica e travagliata esistenza di Orlando, che, anche a causa dicevamo della storia familiare e delle origini marcate e ribadite della Basilicata precisamente dell’autobiografico paese di Lauria, non riesce più a sganciarsi dal passato, e a vivere un presente in sincronia. La presenza dell’alter ego giovane, è una bella idea teatrale che conferisce al personaggio Orlando la possibilità di esprimere tutto il significato della sua discronia, e dà all’attore Rocco la piena espressività nel dialogo e nel racconto della storia. Intanto a completare la vicenda del protagonista, si accosta da subito il personaggio di Olga che come fisioterapista interviene nei blocchi di schiena ma come lei dice, accordando anche l’anima e il corpo. Dunque, entra in scena un personaggio inaspettato, che Interviene e modifica la vicenda di Orlando. Olga, è ben interpretata dalla attrice Giorgia qui non più cantante, ma capace di duettare con Rocco nella recitazione sbloccando il personaggio Orlando, portandolo a far riemergere dall’intimo le sue debolezze e i suoi blocchi di traumi infantili e seguenti. Nei dialoghi tra i due a volte assistiamo a delle sedute di terapie psicologiche più che fisiche. Dunque, in Orlando c’è un problema da sciogliere, Olga è capace di relazionarsi e aiuta Orlando alla ricerca delle cause, dell’origine. Un particolare di una fotografia di Orlando da giovane per la postura, chiesta da Olga è il pretesto per la svolta del film. Alla ricerca di quella foto infatti, Orlando deve rientrare a Lauria, attraversando la bella costa lucana di Maratea, e per il viaggio si trova in compagnia di Olga e del suo inseparabile alter ego. Dunque, una svolta che consiste nel ritrovare le origini, i luoghi del passato i personaggi e i fatti accaduti più di sessant’anni prima, tra questi la madre che si risposa e soprattutto la sorella che da giovane ribelle si ritrova poi nella lotta armata colpevole di attentati. Un bel “tanta roba” si direbbe, ma la vena artistica ironico-sentimentale, del regista, accorda lo spettatore con la storia del film accettando un tema insolito, anche con l’aiuto nel finale di poche note della bella voce di Giorgia che dal belvedere di Maratea ci regala un accenno di.   Stormy Weather  (mauridal)

IL RITORNO DI CASANOVA. un film di Gabriele Salvatores

Quando ci si incontra con sé stessi, quando, il proprio io, lo si incrocia con un altro, allora si crea un circuito doppio, dove l’uno è anche l’altro. Dunque, è questo, il senso dell’ultimo film di Gabriele Salvatores, un film che arriva in Piena maturità avanzata del regista e rispecchia certamente tutte le sue paure e sensazioni rispetto al tema del doppio ma anche rispetto alla realtà del tempo che passa e non fa sconti a nessuno. Un film che ritengo autentico per questo, non è una storia soltanto sceneggiata, con personaggi, e narrata con maestria nel cinema. E’ un film che rispecchia lo stato d’animo dell’autore e il suo attuale tratto di vita, con in più l’arte di raccontare per immagini con il cinema, che il regista conosce bene, e in questo film ci riesce pienamente. Con l’aiuto degli ottimi interpreti dei due personaggi principali Giacomo Casanova/ Bentivoglio, e il regista Bernardi /Servillo, il film racconta della realizzazione di un film sul Casanova, che si ritrova a voler tornare da vecchio nella sua Venezia, ma che si ritiene ormai con una sua propria battuta detta allo specchio, un Casavecia , dunque non più in grado di essere all’altezza del suo personaggio. Intanto il regista del film Bernardi, alias Salvatores, è in crisi creativa non riesce a terminare quel suo film, che deve presentare a Venezia, alla mostra del cinema. Dunque, si presenta immediatamente il doppio binario su cui corre la storia, i due personaggi si incrociano nella loro difficoltà ad accettare il loro stato di essere in declino ed in crisi, anche il regista infatti, non è in grado di portare avanti il suo lavoro, minacciato peraltro da un più giovane regista il cui film concorre a Venezia. Intanto anche Il vecchio Casanova si trova a dover concorrere, alla conquista della giovane Marcolina, in casa di nobili amici veneziani, con un più giovane ed in forze ufficiale, che ovviamente conquista la ragazza. Dunque, ogni personaggio ha un concorrente con cui fare i conti, ma soprattutto sia Casanova che Bernardi hanno un proprio doppio da sconfiggere, ovvero una personalità minacciata dal tempo. La scelta di cinema del regista Salvatores, si traduce nell’uso delle immagini a colori nel raccontare Casanova e Venezia nel Settecento, mentre vediamo le immagini in Bianco e Nero per raccontare le vicende di Bernardi regista che vive nella Milano moderna. Il particolare del film, che Bernardi sta preparando, è dunque la chiusura del cerchio: il film è sul ritorno di Casanova a Venezia tratto da un libro di Schnitzler, scrittore austriaco. Dunque, il doppio Bernardi Salvatores, e Casanova Bernardi, si incrociano nel cinema, dove tutto, realtà e finzione si presenta allo stesso modo. Inutile scomodare definizioni ultime sul metacinema, questo film, è non solo oltre la realtà di vicende narrate, è oltre i personaggi che rappresenta.

(Mauridal).

.RECENSIONI COMMENTI    

film.  2021-22

Mixed by Erry è un film del 2023 diretto da Sydney Sibilia.



LA STORIAraccontata nel film è una storia vera , così come scritto nei titoli di apertura,. E’ stata una verarealtà per tutti gli anni 70/80, dove la città di Napoli, era immersa nella più completa illegalità, controllata dai clan camorristici, operanti nei quartieri popolari, con attività tra le più diverse, ma economicamente redditizie, vendite di ogni tipo, dalle sigarette di contrabbando, all’alcool, alla contraffazione di abiti o accessori, borse e scarpe griffate. Attività che oltre ad arricchire i clan, lasciavano un largo margine di guadagno alla popolazione che vi lavorava con umile accettazione di tutte le condizioni. Anche la fascia giovanile poco Istruita di origine popolare , aderiva spesso alle prospettive di guadagno con il malaffare , della malavita. Poi vi erano delle eccezioni.In questo film, dunque si racconta di Erry , appunto , un giovane, nato nel quartiere Forcella, ilpiù compromesso con i clan, dove tutto è controllato e dovuto alla camorra . Erry tuttavia è un giovane semplice e buono d ‘animo , dotato solo di talento e fantasia per la musica, non poteva che coltivare la passione della musica per conto suo , ma all’inizio , si inventa di essere un disc jockey, per lavorare in discoteca. Ovviamente non riesce , ma la fantasia galoppa, e cerca con i fratelli e i suoi coetanei di diffondere la “sua” musica ovvero quella che conosce ascoltandola con i dischinel negozio dove fa le pulizie, mapoi registrandola sulle famose musicassette, tramite i registratori , mangianastri, portatili oppure no. Chi non ha avuto in quegli anni , come tanti di noi la voglia di compilare la propria musica, su nastro? Ecco il merito di questo film ,è di raccontare un esempio di una generazione di giovani che chiusi nelle proprie fantasie, da soli o in compagnia cercavano una realtà magari differente dalla propria vissuta , nel bene o nel male. Dunque Erry non entra direttamente nella malavita, anzi, quando inizia a diffondere le cassette registrate, Mixed by Erry, vendendo ai suoi coetanei, cerca di non aver contatti, ma dopo aver ottenuto un grande successo, e volendo insieme ai fratelli, espandere la sua attività riesce ad ottenere un grosso prestito da un bossper acquistare attrezzature e materiale . Intanto il giovane Erry ,non agisce per ingannare il pubblico che lo segue, le sue sono opere di autentica riproduzione di musica ,registrata da altrettanti originali, solo che vengono riprodotte senza alcuna autorizzazione da autori e case discografiche. Ecco che Il caso diventa da locale a nazionale ovvero le cassette sono diffuse oltre il confine di quartiere , e cittadino, la musica compilata da mixed by Erry diventa un affare nazionale. Nel film , che non intende essere una indagine sociologica o politica o una denuncia, assistiamo alla ascesa e alla fortuna di Erry ma al contempo alla nascita e crescita della cosiddetta pirateria di opere musicali o di film Tutto il racconto del film, è come un flashback , inizia infatti, all’interno di una cella del carcere , dove Erry, entra come detenuto, condannato dal giudice per pirateria, reato che allora venne istituito in seguito al fenomeno . Da lì si sviluppa tutta la storia a ritroso.E’ anche vero che il racconto poi,delinea la fine della pirateria , a causa oltre che delle denunzie dell’industria discografica e degli autori musicali , anche dei voltafaccia degli industriali che fornivano i materiali , cassette e quant’altro per la riproduzione della musica. Dunque un film che poteva prendere una svolta molto seria o drammatica, ma tuttavia , si mantiene con un sottofondo di tono semi serio, a volte scherzoso e comico ,che non guasta nel complesso, del tema trattato, pur sempre un fenomeno culturale direi , che non di criminalità organizzata. alla fine Erry infatti si dichiara solo un D. J. non un malfattore Gli interpreti ,di Erry e fratelli , attori giovani, e bravi , fanno il paio con gli interpreti più navigati ed esperti come Francesco di Leva e Cristiana dell’Anna, ma , una nota gradita è Fabrizio Gifuni, ottimo nell’industriale milanese truffatore e traditore dei ragazzi , di una Napoli , lontana dall’Italia dai veri affari, che in seguito saranno multinazionali. ( Mauridal)

Babylon un film di Damien Chazelle.

Quando un film richiede a noi pubblico spettatore un impegno di tre ore nel seguire le immagini per restare coinvolti nella storia rimanendo meravigliati, esterrefatti, increduli davanti a un caleidoscopio fantasmagorico di belle immagini, ma anche brutte e repellenti, allora diamo al regista di Babylon,il merito di essere riuscito a creare un grande film barocco rococò, ovvero un film bizzarro, eccentrico, stravagante, sorprendente, dove le immagini ci inseguono ci avvolgono, in multi spirali senza alcun significato nascosto, o meta testo ma un puro estetismo visivo nell’intreccio tra bello e orribile. Dunque, un film difficile, complicato, potremmo chiederci. Per niente, anzi, alla fine della visione, ci rimane chiaro il tema narrato, nella sua disarmante semplicità, è il Cinema, inquadrato come melassa babilonica trasformazione dal muto B/N al sonoro dal    Una mini storia della nascita del Cinema in quella  babilonia chiamata Holliwood tra gli anni venti trenta, il tramonto di una epoca fatta di pubblico e divi attori ammalianti ,bravo Brad Pitt  alcolizzato ma pure Margot Robbie diva sfrenata e spudorata, ma tutti gli altri perfettamente integrati nella vorticosa Holliwood che diventa industria degli studios ,da cinema artigianale  girato in paesaggi a luce naturale.  Rimane il fatto che oggi come allora il Cinema è una realtà fatta di sogni, che accompagna la vita di tutti, un sogno collettivo che abbraccia popoli di tutto il mondo e questo è vero dipiù oggi nella modernità dove le immagini a volte sostituiscono la realtà vera di carne e sangue. Questo film conferma Chazelle come un regista contemporaneo, ma erede dei maestri Tarantino e Coen, e con una sua propria personalità musicale, poiché la colonna sonora del film è strepitosa, merito di JustinHurwitz .  ( Mauridal)     

 

GLI SPIRITI DELL’ISOLA.  UN FILM  di. Martin Mc Donagh . La vita su di una isola nel mezzo di un mare del nord irlandese non deve essere facile, la vita di tutti, degli esseri umani abitanti, ma anche degli animali che vi sostano e lavorano, come buoi, capre e asinelli. Quando ,infatti, si narra ,come in questo film del rapporto di amicizia tra i due protagonisti, Padraic ,un semplice e gentile contadino, pastore di buoi , e Colm un vecchio ,scontroso violinista , entrambi isolani , molto irlandesi per cultura e modo di essere , allora ,non dobbiamo trascurare che esistono nella loro vita anche le presenze di animali, amici , anche loro,dei due uomini ,e di tutti gli abitanti dell’isola , specialmente del cane di Colm e della asinella Jenny ,che vive in casa con Padraic e sua sorella Siobhan. Dunque in questa isola narrata qui , in un epoca lontana nel 1923 , che esiste nella immaginazione del regista Martin Mc Donagh , irlandese , e non esiste nell’Irlanda moderna , dobbiamo cercare il motivo di fondo , il senso del film di McDonagh, e quindi fermarci a riflettere sul senso della vita dei due personaggi, narrati, che intanto non sembrano eroi gloriosi di grandi imprese, ma due sopravvissuti ad un isolamento, e a una solitudine personale e ambientale, che li accompagna a vivere la consuetudine della vita a loro destinata. Dunque, la loro amicizia o frequentazione abituale a bere pinte di birra ogni giorno, è solo un gioco casuale, non una scelta tra persone consapevoli, forse una amicizia più simile a quella dei cagnolini e dell’asinello con i loro padroni, che non amicizia tra persone solidali, con affinità e interessi comuni, con stima reciproca. Un ingannevole rapporto tra persone, destinato a terminare. Infatti, spetta all’anziano Colm rompere il falso equilibrio creato tra i due amici, ma anche in tutta la micro-comunità dell’isola, dove tutti si conoscono e sanno, dove tutti si chiedono infine cosa è successo, e cosa succederà. Colm, spiegherà a tutti che l’amico è insulso e noioso, che il poco tempo che gli resta da vivere non può essere sprecato per niente, che da violinista ormai, non gli resta che suonare e soprattutto comporre ballate irlandesi, che nel film pure si ascoltano, insieme a quei pochi giovani di orchestrine che vengono apposta per suonare da fuori isola. Ecco la svolta della narrazione , la vita sull’isola si tramuta dall’immobilità, alla instabilità sociale e psicologica ,i due personaggi Colm e Padra danno di matto, l’uno si nega financo alla vista dell’altro, mentre Padraic lo insegue e lo tallona per stanarlo, fino al punto che Colm pur di liberarsi del fanatico ex amico, minaccia e attua un folle gesto di autolesionismo, tagliandosi le dita della mano con una cesoia, lanciandole ogni tanto contro la casa dove vive Padraic . Questo provocherà anche la morte della amata asinella, per soffocamento, e la disperazione di Siobhan la sorella di Padraic, figura femminile fondamentale nella storia, unica di spicco e personalità tra gli abitanti dell’isola. Il film rende bene il senso di follia che attanaglia i personaggi, quando si assiste alla decisione di Padraic di incendiare la casa di Colm per ammazzare il suo cane, e magari anche Colm stesso se fosse chiuso in casa. La storia si avvia dunque ad una conclusione ,che spiega anche il senso del titolo originale,(le Banshees) dell’isola, sono gli spiriti dei non viventi, infatti, Colm lo vediamo con il suo cane sulla spiaggia, e Padraic che rientra nella sua casa dove la sorella ,unica donna vivente consapevole, prepara le valigie poiché decide di andare via verso una nuova vita , in Irlanda , pur sesappiamo in quel tempo in conflitto con gli inglesi . Un film dalla bella fotografia del paesaggio dell’isola, che rende perfettamente l’uggiosa atmosfera degli ambienti e dei caratteri, chiusi e ostili dei due personaggi, protagonisti , ingannevoli amici, perfettamente interpretati da Farrel e Gleeson, ma anche di più dalla Kerry Condon ,come donna che infine rompe la rigidità dello schema e dei destini narrati, partendo con la sua valigia nella barca che si allontana salutando per sempre l’isola degli spiriti. (Mauridal)


THE FABEL MANS un film di STEVEN SPIELBERG USA. 2022


Quando una autobiografia ,diventa una opera d’arte. E’ questo il caso del film di Steven Spielberg, che in fondo però non vuole definirsi grande artista ma si accontenta di essere regista di cinema , più laicamente e molto più tecnicamente.La storia della sua famiglia come l’ ha vissuta da piccolo , narrata per quasi tutto il film, intanto è una traccia secondaria, poiché il vero motivo di fondo è il Cinema , come esistenza e necessità di vita addirittura, e potrebbe essere una esagerazione per gran parte del pubblico, che intanto guarda il film. Dunque qual’è il tema , il messaggio del regista: Il Cinema inteso come vivere il sogno delle immagini, e da piccolo , Sam , alias il vecchio Steven, fabbrica le ingenue immagini come un bambino che disegna fumetti sull’album, ma attraverso quelle favole il giovane cresce e distingue la realtà dalla finzione. La realtà ,o la verità della vita ,si rivela subito per il ragazzo Sam , come una triste e deludente realtà, la madre e il padre ad esempio, che ipocritamente fanno una finta famiglia con i figli, poi i compagni di scuola , giovani bulli estremisti anche contro di lui ,americano ma ebreo, e infine le ragazze, una sorta di altro genere umano tra follia e allegria giovanile. Dunque una realtà vissuta dal ragazzo con una incredula ingenuità iniziale, ma che attraverso la passione per il cinema scoperto dopo la visione in sala di film , come un mondo di fantasia che però può essere una realtà da riprodurre attraverso la finzione delle immagini. Dunque il giovane Sam, ci prova con mezzi semplici , cinepresa, e proiettore a riprodurre la realtà che vive . Anche a reinventarla. Attraverso i filmati amatoriali, riprendendo episodi della sua famiglia , la madre , le sorelle il padre e gli amici, Sam scopre una realtà diversa da come la viveva di norma. Attraverso il cinema , i filmini

che girava , Sam scopre una verità e non la finzione della vita. Niente era come lui credeva che fosse, il personaggio della madre , centrale nel racconto, è creativa e folle ma anche amante del miglior amico del padre, amore platonico, ma per Sam una delusione. Da allora in poi il ragazzo diventa adulto e lo vediamo impegnato a inventare storie e immagini per fare film, con i suoi amici che recitano ma che si fanno interpreti di realtà differenti, che siano western o storie di guerra Sam vuole restituire attraverso il cinema una sua verità e non una generica finzione.E’ dunque la formazione del regista Steven , che diventa tale dopo aver superato con un suo filmato una selezione di un produttore che, gli presenta come un maestro da seguire John Ford, e nella finzione del film interpretato ,in un cameo, dell'amico David Lynch. Dunque ancora finzione e realtà, Sam ovvero Steven Spielberg inizia così la sua carriera di regista, ma come diceva un suo zio folle circense , non dimenticando l’Arte , e fare cinema a volte deve scontrarsi con la realtà . (mauridal).


NOSTALGIA    un film di. Mario Martone.

Mario Martone regista e sceneggiatore con Ippolita Di Majo ritorna nella Napoli contemporanea con il film Nostalgia, che insieme a Morte di un matematico.  e Amore molesto ricrea un clima di un vissuto della città attraverso gli occhi e le sensazioni dei personaggi che la animano, spesso uomini e donne che hanno una identità precisa, siano essi intellettuali oppure di estrazione popolare come pure in questo. caso. Una identità definita in maniera molto letteraria, personaggi descritti a penna e poi trasferiti in immagini. Tutto il film risente della impostazione romanzata tratta dall’originale di Domenico Rea, ma questo, è un valore aggiunto. il film realizza una propria autonomia nella impronta che il regista dà al personaggio di   Felice Lasco, con la bella interpretazione di Pier Francesco Favino. Felice viene ritratto in tutti i possibili stati emozionali attraverso sguardi e atteggiamenti introversi, e con un linguaggio cinema che Martone possiede quando utilizza i primi piani, sui volti o i dettagli sulle cose e gli ambenti che descrive. Il film ci restituisce una Napoli forse ancora attuale, ma attraverso il ricordo e il rimpianto di un passato ormai lontano ma che ancora insegue Felice, con la sua nostalgia per ciò che non è più possibile avere. Indubbiamente la parte dell’animo del protagonista che ricerca una sua identità perduta, nel ritorno alle origini, possiamo rintracciarla in tanti personaggi del cinema e della letteratura, ma qui a far da sponda a Felice è la città di Napoli con la gente del popolo presente, e Martone sottolinea la sua posizione nei confronti dei lati oscuri e negativi che già Rea denunciava nel suo lavoro. Nel film vediamo  Una città ancora bella e affascinante , seppure attraverso le immagini dei vicoli e dei labirinti di un quartiere simbolico per tanti napoletani , per la storia che ha avuto e per le vicende che ancora possiede .ottima  la interpretazione degli attori tutti , dal protagonista  Favino a al personaggio della vecchia madre di Aurora Quattrocchi al ‘anziano patrigno Nello Mascia, al Prete Impegnato nel sociale con Francesco Di Leva Infine il personaggio Oreste  anti -Felice il vecchio amico nemico ,  Tommaso Ragno. Proprio il loro apporto ha consentito una impostazione anche teatrale, cara al regista che tutto il film possiede (mauridal)     



SERGIO LEONE


SERGIO LEONEL’italiano che inventò l’America. Un film di Sergio Zippel

Un documentario che sarebbe piaciuto a Sergio Leone stesso, ,per come racconta la sua vita e il suo lavoro con discrezione e realismo, senza esagerazioni e con un pizzico di modestia nonostante la riconosciuta e apprezzata grandezza internazionale , del regista . Autore eregista di intramontabili film di genere western , ma anche di film come C’era una volta in America, che, capolavoro di Sergio Leone , narra una vera e propria epopea della nazione americana , vista attraverso la visione culturale e gli occhi un artista italiano. Dunque un ritratto di un genio solitario? Intanto un pregio del film è di mostrare proprio il volto dell’uomo semplice che lavora in sintonia con tutti, dagli attori, americani di chiara fama Holliwoodiana all'ultimo tecnico rumorista romano, così come molti collaboratori del regista. Quindi tutt’altro che un genio solitario , è il ritratto dell’uomo Sergio con gli affetti dei figli , che intervengono con commoventi ricordi del padre. Ma anche del maestro di cinema che arriva al i massimi livelli dopo una lunga carriera di cinema minore e della sua caparbietà poi nel realizzare solo film di qualità eccellente, siacome linguaggio cinema che nella narrazione, dei temi non solo di genere western. Dunque un ritratto a tutto tondo di questo protagonista del cinema, che ha realizzato, con tanti altri protagonisti , tutti presentinel film con ricordi personali o testimonianze di fatti accaduti sui vari set dei film di Leone, film che hanno raccontato soprattutto una America immaginata e in qualche modo reinventata dalla creativa fantasia del regista, e infine condivisa da tutti i più grandi del cinema tra questi Quentin Tarantino e Spielberg che intervengono nel film con loro commenti e considerazioni sul cinema di Sergio Leone.(mauridal)



SANTA LUCIA un film.di Marco Chiappetta It.2021 con Renato Carpentieri e Andrea Renzi


Il regista giovane leva della nouvelle cinematografia napoletana, affronta la sua opera prima con le spalle coperte dagli interpreti, due attori come Renato Carpentieri e Andrea Renzi, di sicura garanzia, ma anche da una produzione di pregio come Teatri uniti . Quando si affronta un tema come il ritorno al passato vissuto nella memoria, allora la narrativa si apre a tante possibilità , qui in questo bel film ,ritroviamo un ritorno discronico ad una vita passata da parte del protagonista , Roberto , alias Renato Carpentieri , che ormai anziano cerca di tornare nella sua Napoli dopo una partenza da giovane di belle speranze per l’Argentina durata quarant’anni. Cerca di tornare dopo la morte della madre perché intanto, è diventato completamente cieco, quindi tecnicamente non vedente ma a suo dire più che vedente, con l‘immaginazione e la fantasia della mente e del ricordo.Dunque , il tema narrativo del ritorno ,doloroso, si arricchisce della cecità ,e quindi di una realtà virtuale di Roberto,diremmo oggi. Infatti se nel filmvengono riprese con delle belle immagini , scorci e vedute della città di Napoli vere e vive, Roberto le rivede solo nella fantasia e nel ricordo da giovane, addirittura da bambino quando viveva a Napoli con la madre e il fratello maggiore Lorenzo, interpretato dall’ottimo Andrea Renzi. La discronia, consiste.nel flash back continuo dei pensieri di Roberto, che è il filo conduttore di tutto il film. Dunque il regista ci ripropone una sorta di “realtà aumentata” con le immagini sovrapposte tra il passato vissuto e i l presente solo ricordato, ma rivissuto nei lunghi incontri di Roberto,parlando col fratello, passeggiando in città, in una realtà aumentata , diremmo artificiale che la fissità dello sguardo dietro gliocchiali neri di Roberto nasconde una verità che non riusciamo a intuire per tutto il film. Dunque una prova , peril giovane regista che ha usato tutto il bagaglio di linguaggio del Cinema che possiede, e che riesce efficacemente a comunicare. La storia a volte non regge il ritmo delle sequenze che incalzano e dopo una serie di apparizioni di donne e ragazze evocate dai ricordi , si arriva ad una svolta narrativa, Roberto ha un segreto, che gli impediva di tornare in Italia a Napoli, dopo lunghi anni in argentina dove intanto grazie alla sua intelligenza, cultura e sensibilità è riuscito a scrivere romanzi e a diventare scrittore epigono di Borges, con la stessa poetica del realismo magico. Finalmente la storia ci svela il segreto di Roberto , il fratello Lorenzo, morì in passato davanti a lui in un incidente d’auto , e proprio per la sua cecità non riuscì ad aiutarlo . Dunque ancora una morte che si porta dietro per anni oltre quella della madre . Dove la narrazione si svela come realtà magica e virtuale, è proprio quando il fratello Lorenzo che si presenta davanti a Roberto che arriva a Napoli da solo, perché , dice alla moglie partendo, dall’Argentina, non ha paura della casa sua, ebbene questa figura di fratello , che lo accompagna per tutto il racconto del film è un fantasma . Nella realtà magica e virtuale di Roberto , che pure con le mani gli tocca il volto , tastando come fanno i ciechi , diventa una persona viva e reale con cui va in giro per la città e addirittura mangia una pizza . Film onirico-metafisico, potremmo trovare tante etichette attribuendo generi diversi , ma lo spettatore alla fine del film , rimane a sua volta rapito e coinvolto in questa magica realtà della città di Napoli fatta di vivi e morti che convivono e di questi fantasmi , che ancora vi abitano. Belle le interpretazioni di Renato Carpentieri , e Andrea Renzi, accurata la fotografia del film(mauridal).

LA GIUNTA un film di Alessandro Scippa


Un omaggio alla storia dei padri e alla storia della città di Napoli.


Quando i figli hanno un debito di riconoscenza verso i padri, come nel caso presentato in in questo film documentario, dove i padri sono stati anche personaggi pubblici della migliore stagione politica della città di Napoli. Si tratta della figura di Maurizio Valenzi , sindaco negli anni ’70-’80 e dell’assessore Antonio Scippa ,nella Giunta di centrosinistra che ha guidato la città in quegli anni difficili. In realtà tra le figure paterne raccontate da figli vi è anche Andrea Geremicca ricordato dal figlio giornalista Federico che con Lucia Valenzi e Alessandro Scippa figlio, regista del film, hanno raccontato il significato politico della giunta Valenzi , ma anche e soprattutto l’aspetto umano e personale degli uomini e donne che hanno reso possibile quella grande esperienza. Persone, dunque, viste attraverso gli occhi e racconti dei figli, allora ragazzi giovani ma già consapevoli della ondata di novità che aleggiava nelle famiglie, e fuori casa nella società. Dunque una visione di realtà come cinema , in presa diretta ,direi anche sedifferita oggi di 40 anni circa, le interviste i brani filmati, e le fotografie di famiglia , ne fanno un documentario autenticamente realistico , addirittura contemporaneo se vogliamo cogliere intanto il messaggio di una classe politica ,democratica e di sinistra vicina alla gente, ai bisogni e alle aspettative dei cittadini di una grande città come Napoli, che aveva bisogno di un governo guidato da politici spesso votati dalla passione per un ideale di progresso democratico. I cittadini di Napoli hanno reso possibile un grande cambiamento dunque dando fiducia a Valenzi un uomo colto, un intellettuale, che voleva soprattutto risollevare la Cultura, l’arte tutte le espressioni popolari che riuscissero a fare della città di Napoli un riferimento positivo per tutta l’Italia ma anche per l’Europa . Intanto negli anni ’80 il terremoto e ancor prima l’epidemia di colera avevano gettato nella disperazione gran parte della popolazione, e dunque era necessaria una svolta, un grande cambiamento di rinascita per tutti, e il popolo tutto, appoggiò il sindaco e la giunta Valenzi per questo, per otto anni di governo continuo della città. Il merito del film è il ricordo vivo e affettuoso dei figli verso i padri che contribuirono a quella rinascita, e non di meno la riproposizione per le forze democratiche di sinistra di un atteggiamento unitario per la soluzione degli odierni problemi economici e sociali di tutto il paese. Infine da menzionare la carrellata di artisti napoletani, da Eduardo a Roberto De Simone che presero parte a quella stagione, ma che hanno segnato la Cultura della città di Napoli indelebilmente nel mondo. (Mauridal)



SICCITA' un film di PAOLO VIRZI' it 2022. recensione mauridal.

SICCITA’ un film di PAOLO VIRZI’ con Silvio Orlando Valerio Mastandrea. Max Tortora It 2022 La visione del film , allo spettatore critico, pone molte domande, intanto la tematica clima/pandemia, ancora oggi è mainstream nei discorsi tra la gente , forse negli ultimi tempi si affianca pure la guerra, Russia- ucraina, ma ancora il film dell’ottimo regista Vìrzì non era pronto, altrimenti avremmo visto anche questa tragedia affianco alle altre. Dunque di che parliamo, di un film fuori dal genere solito del regista, ovvero la commedia, , ma una tematica insolita , più che drammatica: il film infatti è una tragicommedia , e, se vogliamo una tragedia , narrata con spunti di leggerezza . La pandemia è presente con i continui riferimenti ai malati, in ospedale, ai personaggi medici e infermieri al lavoro, ritratti con una cura particolare le figure femminili, quasi a sottolineare lo spirito di dedizione, di queste figure, durante il picco di malati e morti di Covid. Dunque il racconto di una epidemia soltanto, non bastava però a rendere il momento storico che tutti abbiamo attraversato e quindi il regista sensibile alle paure reali e angoscianti della gente comune , racconta del cambiamento climatico nel nostro paese, ma in particolare a Roma dove si verifica questa mancanza di pioggia , con alte temperature , tanto da prosciugare il Tevere non solo, ma anche a provocare una crisi idrica con mancanza di acqua potabile in tutta la città con una Roma invasa dalla polvere e da blatte infette. Ecco, questa in sintesi la Tragedia, che tutta la gente comune, con un clima impazzito, si aspetta all’interno della propria angoscia personale. Il film racconta di questo con tante sfumature narrative, con vari personaggi, e nella sceneggiatura molto elaborata, da noti scrittori e dal regista, vuole lanciare anche un messaggio di speranza verso le nuove generazioni, i giovani figli che oggi si ribellano per un mondo che i padri lasciano, pieno di crisi e di emergenze climatiche. Belle le scene e il dialogo tra padre e figlia con l’ottimo Valerio Mastrandrea, che interpreta il tassista Loris, incosciente come padre e marito, e la figlia, che in poche parole cita, il tema ecologico della Thunberg . Anche Max Tortora col personaggio di Jacolucci, è ben riuscito nell’insieme dei personaggi che dimostrano il degrado di una società che nelle emergenze è nettamente divisa tra emarginati e privilegiati, ovvero, una fetta di gente povera, ai margini della sopravvivenza e la maggioranza di gente che vive di un benessere minimo, ma in crisi, più una minoranza di benestanti e ricchi che vivono di veri privilegi sfruttando anche le risorse e il lavoro di tutti. Un film dunque che nella metafora della siccità, climatica e della emergenza sanitaria, vuole essere anche un monito per il futuro del nostro paese ma del mondo intero, e in questo il regista e tutto il racconto dimostrano un impegno civile, almeno nel presentare le questioni come le viviamo, per esserne coscienti. Un personaggio del tutto avulso e fuori dal coro è Antonio, il detenuto a Rebibbia, per omicidio della moglie, ma che preferisce il carcere a vita dove è un sopravvissuto, più che uscire in un mondo che ormai gli è ostile. Questo personaggio è un cammeo interpretato dal migliore Silvio Orlando, che si conferma un attore a tutto tondo, degno della commedia dell’arte italiana. Dunque, un film, per il grande pubblico un cinema popolare di impegno, e di riflessione, da poter vedere a cinema per la fotografia e le musiche, e discuterne poi, per i tanti spunti che offre. (mauridal).



IL SINDACO DEL RIONE SANITA' un film di Mario Martone.



Eduardo , ai giovani napoletani   disse : fujtevenne ! Scappate via da Napoli  ! Ovviamente un grido di dolore di un vecchio artista ormai disilluso rivolto a  

quella parte buona di generazione giovane che per poter vivere secondo begli ideali e buone competenze, non pu  rimanere in una città dal malessere stratificato , come la sua storia millenaria .  Eduardo, commediografo, Mario Martone , regista  di cinema e teatro , uniti dal pessimismo per il riscatto civile e umano della città di Napoli tutta da decifrare ancora , nonostante l’antropologia socio culturale . Città di Napoli raccontata da diversi e opposti punti di vista  la Napoli di Eduardo, è autenticamente popolare dove i personaggi nascono e vivono nel popolo ne fanno parte.,  sono la città viva , con tutte le contraddizioni  e le impossibilità a risolverle ,con  la tragedia che incombe , ineludibile. La città di Martone , è la sua rappresentazione , è il teatro perenne nelle strade , nelle case  dove vivono le stesse persone che nel proprio vissuto diventano personaggi , e questo film è esattamente il teatro di personaggi  che recitano la propria vita . Ottima scelta per un regista napoletano che conosce la realtà dei quartieri centrali e periferici dove   ha lavorato, con la speranza della cultura , come  viatico,  con la consapevolezza che teatro , cinema istruzione, possano sconfiggere o almeno superare l’ignoranza di giovani e vecchi . Dunque il Barracano giovane non è molto diverso dal vecchio personaggio di Eduardo , sindaco di un rione Sanità che avrebbe contribuito a riscattare , come  Eduardo  realmente ha fatto con i giovani detenuti del carcere di  Nisida. Dunque questo film ben recitato da attori ormai professionali, è per Mario Martone una scommessa riuscita una piccola rivoluzione culturale stavolta realizzata, e chissà che non riesca a trascinare altre esperienze culturali non solo nelle periferie ma proprio nel cuore storico di Napoli . La lotta tra il bene e il male tema di sottofondo del testo, diventa una lotta interna nelle viscere del personaggio Barracano che alla fine da malamente, si sacrifica , pur di non iniziare una faida familiare.  Per la cronaca, fino ad oggi  nessun capo clan ha evitato niente e molti giovani sono finiti morti ammazzati. Un film, che non ricalca il genere gomorroide e questo è un pregio per gli autori e per tutti coloro che lo hanno realizzato , ben sapendo che il successo di pubblico non è  mai prevedibile , ma   consapevoli che una traccia nel cinema d’autore questo film potrà lasciarla.

( mauridal) 

 

EO IH OH   Un film di Jerzy Skolimowski.

Quando si sceglie di vedere un film, a cinema, di un regista ultraottantenne noto ai cinefili festivalieri, film che ha come protagonista un asinello, allora vuol proprio dire che si cerca il meglio, della produzione cinematografica, al di fuori di ogni svago, evasione e affini. Dunque, un film da pubblico no -popcorn, un film scelto per motivi precisi. Lasciamo perdere i precedenti, pure importanti di film con asinelli e muli, protagonisti di storie umane, dopotutto, che in fondo raccontano le vicende umane attraverso l’insolito sguardo di un animale mite e forte, non domestico, ma neanche selvatico, appunto il mulo, o asino che a dispetto dello stereotipo è un animale intelligente e molto sensibile al lavoro utile che svolge al servizio dell’uomo che lo accudisce. Questo film dunque racconta inizialmente del rapporto di amicizia tra IH OH asinello, e la giovane padrona circense con cui lavora proprio in un circo. Intanto succede che, questo legame di affetto e di vita si interrompe per la chiusura del circo, e la dispersione degli animali. Il racconto si sviluppa partire da qui, dalla libertà relativa dell’asinello, che perde ogni riferimento di sicuro affetto umano, per collezionare invece disavventure, alle prese con ogni possibile versione di malvagità umana. Tutti coloro che incontrano l’asino, avranno reazioni diverse, la più semplice è sfruttare il lavoro, fino alla violenza brutale, molto umana che alcuni infliggono all’animale. Dunque, il vecchio regista, si pone nello sguardo dell’asinello, e in visione soggettiva, ci porta per tutto il film, alla scoperta di una bestiale umanità, tranne rare eccezioni, tra quelle buone, quando alcuni volontari lo trovano, sempre solitario, e lo “ingaggiano” per fare da animatore ai bambini down portandoli in groppa a fare un giro. Dunque, un asino che vive la sua vita come viene dagli uomini, non avendo più nessuno che lo custodisce, in un mondo umano dove la vita degli animali non è certamente di tutto rispetto. Le vicende sfiorano la tragedia quando un gruppo di barbari tifosi, di una squadra di calcio polacca, lo scambiano per la mascotte della squadra avversaria, e quindi lo catturano per pestarlo a sangue fino alla morte. Ma il regista si ferma all’estremo e il povero asinello, non muore perché è più forte, e poi viene curato, preso in un ospedale veterinario e la sua storia continua a rappresentare una umanità controversa dove gli uomini, sono buoni o cattivi verso gli animali, verso la natura, e in fondo contro sé stessi, in contraddizione con la natura, l’ambiente e il sistema ecologico già compromesso. Dunque, un film ecologista?Non si può definirlo tale, per le molte variabili che assume il significato delle vicende vissuta dal nostro eroe, Asino per caso, poiché si avverte una simbiosi tra animale e uomo e dunque si comprende il motivo del film, realizzato dal vecchio regista forse come ultimo messaggio al mondo, affinché si rispettino animali e natura. Intanto il protagonista si comporta benissimo come attore, attorniato raramente da attori veri come Isabella Huppert , in un ottimo cameo offerto al pubblico, in un raro film di qualità. (Mauridal)

IL MIO AMICO MASSIMO un film di Alessandro Bencivenga IT 2022


E’ un film del ricordo e della nostalgia di un gruppo di giovani di belle speranze, tra cui spiccava Massimo Troisi che invece di fare il geometra , come diceva lui in una battuta , dopo aver visto un film di Rossellini, a San Giorgio a Cremano , insiste per fare l’attore , inizialmente comico con gli amici di vecchia data , per poi con il lavoro di teatro e di recitazione, nel tempo diventa un autore di teatro e di cinema imparando il mestiere sul campo. Un caso non unico in Italia, dove al posto delle accademie e delle teorie si sopperisce con il talento e il lavoro professionale. Troisi ha avuto talento e professionalità nel lavoro di attore e di regista di cinema, oltre che una passione per il teatro e per la scrittura dei testi che recitava insieme agli altri del gruppo la Smorfia all’ inizio della carriera. Dunque un film che racconta Massimo Troisi come un amicointanto , da parte di tutti quelli che l’hanno conosciuto, i suoi fedelissimi Lello Arena , Decaro , ma anche un personaggio come il suo alter ego controfigura ,nel film Il Postino,Gerardo Ferrara, che nel film racconta in prima persona ,il suo amico Massimo, che non solo è stato un compagno di lavoro , ma anche una amicizia vera, dove Troisi affaticato dalla malattia al cuore, ha trovato in lui un conforto e un aiuto sincero per lavorare al film più importante come il Postino che infatti in seguito ha avuto riconoscimenti internazionali Questofilm è un documentario, ma non privo di immagini emozionanti, di scene commoventi, quando gli amici parlano e ricordano Massimo, con affetto e con una vera malinconia nella voce. Tuttavia si ricostruisce anche la carriera di Troisi attraverso i più noti e importanti personaggi del cinema italiano che hanno lavorato con lui, da Carlo Verdone, Roberto Benigni, Arbore, Baudo,Nino Frassica, e tra le sue donne attrici parlano Maria Grazia Cucinotta, Clarissa Burt che intervengono con un loro ricordo vivo. Mancano le parole di Anna Pavignano e Giuliana De Sio. Dunque un film che vuole riaffermare come l’amicizia vera, sia intramontabile,

e una persona come Massimo Troisi per gli amici e per tutti coloro che l’hanno visto e applaudito sia una vera e propria, profonda impegnativa amicizia . ( mauridal)








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