QUADERNO CINEMA mauridalfilm .it


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Quando un personaggio come Pietro un prof di italiano ,viene prima descritto come un ottimo insegnante che lascia un segno positivo nei suoi allievi, ha una vita semplice, da giovane sensibile alla vita e all'amore in generale, e poi lo troviamo in una doppia esistenza piena di segreti ,con un equilibrio mentale precario, solo perché ha dato confidenza ad una sua allieva che si innamora di lui, allora qualcosa nella storia del film, non quadra. Il regista ha scritto il film con due sceneggiatori di esperienza, Starnone e Piccolo, che hanno collaborato più volte in vari film, forse questa volta ,ciascuno a suo modo, hanno voluto mettere troppa psiche a cuocere, rendendo il racconto involuto e contorto, ripetitivo sui rapporti tra Pietro il protagonista, e le sue varie donne che incontra e con cui ha rapporti difficili. Il racconto si sviluppa lungo l'arco di una vita intera ,Pietro da giovane professore a vecchio squilibrato, il tutto con una ossessiva presenza/assenza di una donna, Teresa, prima giovane allieva e infine matura compagna di Pietro ma che possiede una indicibile confidenza di lui un quasi segreto che poi a tempo debito, lei minaccia di usare contro di lui. Intanto Pietro , dopo una terminata storia d'amore con Teresa, che parte per diventare una scienziata in America, continua a lavorare e incontra altra donna Nadia con cui si sposa . Potrebbe essere la trama di una qualsiasi commediola , invece diventa , una storia a tratti psicologica , a volte un thriller, ancora, poi è una descrizione di personaggi, come Teresa malati di amore ossessivo, oppure Pietro che pur in apparenza seguendo una vita normale con famiglia lavoro e figlia , non si distacca da una sua angoscia interiore che lo porta sempre a l punto di partenza cioè l'amore per Teresa sua giovane e prediletta allieva., di cui non riesce a liberarsi. Dunque un film psyco dramma , dove si sovrappongono vite di personaggi che da esistenze semplici infine si intrecciano in un contesto di vite complicate da personalità psicotche. Un film forse scritto da più mani con intenti diversi, Dove Il protagonista, Pietro , ottimamente interpretato da Elio Germano, ne esce male assieme al personaggio di Teresa, la bravissima Federica Rosellini, l'unico personaggio positivo sembra Nadia L'attrice Vittoria Puccini la moglie di Pietro, banalmente una moglie madre carina e positiva. Viene da chiedersi forse è troppo poco per la complessità dei temi proposti. Una particolare partecipazione da vedere è la sensuale affascinante Isabella Ferrari in un piccolo ruolo , ma ci sta. Dunque un film che conferma la solida collaborazione Lucchetti- Elio Germano, direi meno tranquilla la scrittura Piccolo-Starnone- Lucchetti, dove un film solo non basta ,dunque...un sequel? (mauridal).

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CONFIDENZA un FILM di Daniele LUCCHETTI


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  ANSELM  un film di WIM WENDERS. 

Quando un grande regista di cinema incontra un grande artista di scultura e pittura, allora il film che ne scaturisce è di sicuro interesse artistico. Anselm è un film documentario sulla vita e l’opera di Anselm Kiefer un artista tedesco coetaneo di Wenders, quindi una maturità che li accomuna come anche le origini e la cultura tedesca . Ma quello che viene raccontato nel film è la ripresa della coscienza storica tedesca , con tutte le ammissioni di critica e condanna del passato nazista e della più orribile dittatura , feroce e violenta che è stata la causa della guerra mondiale. La Germania nazista, è stata la storia passata di Kiefer e anche di Wenders ma da cui poi con la crescita umana culturale e artistica i due si sono emancipati e da cui hanno preso le distanze. Intanto il film non è un documentario storico in senso stretto, ma attraverso la vita e l’opera di Kiefer rintracciamo le ferite nell’animo dell’artista che ha inferto il passato, ma anche attraverso le sue opere e soprattutto i suoi racconti Kiefer è presente nel film , parla e fa continui riferimenti all’infanzia come in un ricordo recente e tanto che Wenders inserisce nel racconto una figura di ragazzino che vediamo muoversi proprio nel periodo storico più buio e drammatico ma che vive una vita fin da allora dedicata all’immaginazione e alla fantasia creativa. Wenders crea una storia parallela tra Kiefer ragazzo, poi giovane e infine da vecchio che ha operato sempre nell’arte con grande presenza di materialità della pittura e scultura, tanto da diventare un maestro della materia gigantesca e monumentale, infatti i suoi quadri e sculture sono fatti di materia prima, roccia ferro terra fuoco, ma il tutto in dimensioni gigantesche. Quando le immagini ci fanno vedere le opere rimaniamo sbalorditi per le dimensioni fuori ogni misura e per la materia pesante di cui sono fatte: Dunque un artista Kiefer che vuole comunicare un senso di grandezza e monumentalità, ma al contempo una fragilità e sofferenza d’animo per il passato trascorso e questo attraverso anche al continuo ritorno e avanzamento tra vecchiaia e giovinezza che le immagini inconfondibili di Wenders ci offrono. Dunque un film documento che narra di un uomo con tante ricchezze culturali ma Kiefer ha avuto anche grandi sofferenze , oltre la storia del suo paese, anche il rapporto con i suoi amici del passato tra cui il poeta ebreo, Paul Celan perseguitato dai nazisti e scampato alla deportazione , Kiefer lo sente affine alla sua sensibilità leggendo le poesie con la sua voce . Un presente di grandezza e successi nell’arte per Kiefer invitato nei più grandi musei dl mondo, fino alla Biennale di Venezia dedicata alle sue opere. Un artista complesso come le sue opere e in qualche modo anche gigantesco nella sua capacità di uscire dalla storia del passato della Germania e trasmettere un altra storia come lo stesso Wenders ha fatto interpretando Kiefer quasi a rimarcare una modernità tutta differente e proiettata nel futuro. Wenders ha confermato la sua maestria nel far parlare di sé il personaggio Kiefer ma anche di fornire allo spettatore una chiave di lettura dell’arte moderna contemporanea.( mauridal)


ricevo e pubblico qui il commento di Silvano Zanghi al film .L’ombra di Caravaggio . Commento di Silvano Zanghi
Un bel film di Michele Placido. La storia del Caravaggio è nota: il suo carattere violento, le sue passioni irrefrenabili, la sua sessualità promiscua, la sua fede in Dio completamente avulsa dalla Chiesa Cattolica. Infatti i suoi santi e le sue madonne, come è noto, sono nella realtà ladri e prostitute, la gente da lui frequentata. La sua fama di grandissimo pittore arriva anche nelle alte sfere ecclesiastiche, però il problema dei soggetti nei suoi quadri lo rende inviso al papa ed ai cardinali. Ovviamente non possono accettare il suo modo rivoluzionario di rappresentare l’arte religiosa, anche se in lui il sentimento religioso è molto più profondo, volendo riscattare gli ultimi della terra come voleva anche Gesù Cristo.
Ma il personaggio chiave è secondo me l”ombra”, un incaricato dalle alte sfere vaticane per capire il personaggio e tentare di ricondurlo alla ragione. E così l’incaricato interroga tutte le persone che hanno avuto contatti con lui. Alla fine riesce ad avere un colloquio con Caravaggio, e da una carezza durante l’incontro si capisce che l’accetta e subisce anche lui il suo fascino. Ma Caravaggio non cede e alla fine viene ucciso dal fratello di chi aveva ucciso.
Un’ambientazione accurata, un’ottima interpretazione di Scamarcio e degli altri e soprattutto un ritmo molto sciolto e scorrevole. (Silvano)


RICEVO E PUBBLICO qui, la recensione di Gennaro Montanaro del film NAPOLI MAGICA .------- Messaggio originale ----------

Gennaro : recensione NAPOLI MAGICA
Napoli Magica Film di Marco D’Amore (2022)

Se la domanda che Marco fa fin dall’inizio del documentario : Perche’ questa città è magica?...l’avesse fatta a me..avrei risposto : perche’ Napoli è la città dei due estremi…e se da un lato c’è la realtà…dall’altro c’e’ la magia!!
Ma non ho avuto questa possibilità e i suoi interlocutori, pescati per lo più nel centro storico, mai veramente autentici ,costretti a battute intrise di frasi fatte e preconfezionate, privati così della spontaneità , non danno spunti interessanti per una tale risposta. Prima di rischiare di finire nei luoghi comuni, D’amore si rifugia in un atmosfera onirica dove il tempo è ben marcato dagli eventi del passato e dove il protagonista si immagina visitatore dell’occulto e dell’ignoto.    Siamo quindi invitati al thriller , al mistero , ma non sono sicuro che tutti possano associarsi al viaggio che il regista ci propone. La magia, di cui è alla ricerca , sembra molto lontana, persa nelle nebbie di un remoto passato. Solo l’ultimo personaggio incontrato, l’eterno Pulcinella capace di trasportarci da decenni all’interno di emozioni e sentimenti espressi attraverso il semplice movimento del capo dietro la nota maschera iconica , sarà capace ,forse, di svelargli l’unico, vero segreto che consente di comprendere tutti i misteri di questa imparagonabile città.
Sappiamo che D’amore è napoletano, ma è ritornato dopo 30 anni qui da noi per cui si comprende che il dubbio sui misteri di questa città ancora gli appartengono. Nel documentario mancano a mio avviso elementi di rivelazioni nuovi o originali. Alla fine Napoli Magica finisce un po’ con il tradire le attese , accusando una grave crisi di identità e il tentativo del protagonista di passare dal racconto documentale alla finzione non convince .
Ulteriore nota dolente è la autoreferenzialità del protagonista che invece di lasciar parlare la città, fino a coglierne i sussurri più oscuri, eccede su se stesso sia nell’aspetto documentaristico che in quello della finzione.
Napoli Magica mi ha quindi un po’ deluso ; non ci sono protagonisti , lo spettatore è costretto alla visione di una finzione didascalica , manca la autenticità che ci si aspetterebbe da un composto umano cosi’ multiforme quale è quello dei napoletani veraci che D’Amore cerca senza riuscirci.
C’e’ poi un finale e goffo tentativo attraverso il duetto accademico di due attori che si pavoneggiano alla Totò e Peppino, e che nella idea dell’autore dovrebbero rappresentare due intellettuali in grado, attraverso dialoghi e movenze, di interpretare le due anime di questa città. . Ma anche qua pur avendo rubacchiato battute e richiami dei nostri due grandi comici, il risultato non ci gratifica. Gennaro

           LA GIUNTA un film di Alessandro Scippa 


Un omaggio alla storia dei padri e alla storia della città di Napoli.


Quando i figli hanno un debito di riconoscenza verso i padri. Dunque questo è il caso presentato in  questo film documentario ,dove i padri sono stati anche  personaggi pubblici della migliore stagione politica della città di Napoli. Si tratta della figura di Maurizio Valenzi , sindaco negli  anni ’70-’80 e dell’assessore Antonio  Scippa ,nella Giunta di centrosinistra che ha guidato la città in  quegli anni difficili.  In realtà tra le  figure  paterne raccontate  da figli vi è anche Andrea  Geremicca  ricordato dal  figlio giornalista Federico che con Lucia Valenzi e Alessandro Scippa figlio , regista del film, hanno raccontato il significato politico della giunta Valenzi , ma anche e soprattutto l’aspetto umano e personale degli uomini e donne che hanno reso possibile quella grande esperienza. Persone,  dunque, viste attraverso gli occhi e racconti dei figli ,allora ragazzi  giovani  ma già consapevoli della  ondata di novità che aleggiava nelle famiglie , e fuori casa nella società. Dunque una visione di realtà  come cinema , in presa diretta ,direi anche se  differita oggi di 40 anni circa, le interviste i brani filmati,  e le fotografie di famiglia , ne fanno un documentario autenticamente realistico , addirittura contemporaneo se vogliamo cogliere intanto il messaggio di una classe politica ,democratica e di sinistra vicina alla gente, ai bisogni e alle aspettative dei cittadini di una grande città come Napoli, che aveva bisogno di un governo guidato da politici spesso votati dalla passione per un ideale di progresso democratico. I cittadini di Napoli hanno reso possibile un grande cambiamento dunque dando fiducia a Valenzi un uomo colto , un intellettuale , che voleva soprattuto risollevare la Cultura , l’arte tutte le espressioni popolari che riuscissero a fare della città  di Napoli un riferimento positivo per tutta l’Italia ma anche per l’Europa . Intanto  negli anni ’80 il terremoto e  ancor prima l’epidemia di colera avevano gettato nella disperazione gran parte della popolazione , e dunque era necessaria una svolta, un grande cambiamento di rinascita per tutti, e il popolo tutto ,appoggiò il sindaco e la giunta Valenzi per questo, per otto anni di governo continuo della città. Il merito del film è il ricordo vivo e affettuoso dei figli verso i padri che contribuirono a quella rinascita , e non di meno la riproposizione  per le forze democratiche di sinistra di un atteggiamento unitario per la soluzione degli odierni problemi economici e sociali di tutto il paese . Infine da menzionare la carrellata di artisti napoletani , da Eduardo a  Roberto De Simone che presero parte a quella stagione , ma che hanno segnato  la Cultura della città di Napoli indelebilmente nel mondo. (Mauridal)

                             THE FABEL MANS

Quando una autobiografia diventa una opera d’arte. E’ questo il caso del film di Steven Spielberg, che in fondo però non vuole definirsi grande artista ma si accontenta di essere regista di cinema, più laicamente e molto più tecnicamente. La storia della sua famiglia come l’ha vissuta da piccolo, narrata per quasi tutto il film, intanto è una traccia secondaria, poiché il vero motivo di fondo è il Cinema, come esistenza e necessità di vita addirittura, e potrebbe essere una esagerazione per gran parte del pubblico, che intanto guarda il film. Dunque qual è il tema, il messaggio del regista: Il Cinema inteso come vivere il sogno delle immagini, e da piccolo, Sam , alias il vecchio Steven, fabbrica le ingenue immagini come un bambino che disegna fumetti sull’album, ma attraverso quelle favole il giovane cresce e distingue la realtà dalla finzione. La realtà, o la verità della vita, si rivela subito per il ragazzo Sam , come una triste e deludente realtà, la madre e il padre ad esempio, che ipocritamente fanno una finta famiglia con i figli, poi i compagni di scuola , giovani bulli estremisti anche contro di lui ,americano ma ebreo, e infine le ragazze, una sorta di altro genere umano tra follia e allegria giovanile. Dunque, una realtà vissuta dal ragazzo con una incredula ingenuità iniziale, ma che attraverso la passione per il cinema scoperto dopo la visione in sala di film, come un mondo di fantasia che però può essere una realtà da riprodurre attraverso la finzione delle immagini. Dunque il giovane Sam, ci prova con mezzi semplici, cinepresa, e proiettore a riprodurre la realtà che vive. Anche a reinventarla. Attraverso i filmati amatoriali, riprendendo episodi della sua famiglia, la madre, le sorelle il padre e gli amici, Sam scopre una realtà diversa da come la viveva di norma.Attraverso il cinema, i filmine che girava, Sam scopre una verità e non la finzione della vita. Niente era come lui credeva che fosse, il personaggio della madre, centrale nel racconto, è creativa e folle ma anche amante del miglior amico del padre, amore platonico, ma per Sam una delusione. Da allora in poi il ragazzo diventa adulto e lo vediamo impegnato a inventare storie e immagini per fare film, con i suoi amici che recitano ma che si fanno interpreti di realtà differenti, che siano western o storie di guerra Sam vuole restituire attraverso il cinema una sua verità e non una generica finzione.E’ dunque la formazione del regista Steven , che diventa tale dopo aver superato con un suo filmato una selezione di un produttore che, gli presenta come un maestro da seguire John Ford, e nella finzione del film interpretato ,in un cameo, dell'amico David Lynch. Dunque ancora finzione e realtà, Sam ovvero Steven Spielberg inizia così la sua carriera di regista, ma come diceva un suo zio folle circense, non dimenticando l’Arte , e fare cinema a volte deve scontrarsi con la realtà .          (mauridal).


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